Pordenone, il cotonificio cade a pezzi: urgente uno studio ambientale

PORDENONE. L’incuria e l’abbandono stanno erodendo il cotonificio Amman. Le immagini, anche aree, girate sull’area che costeggia il fiume (ndr due anni fa l’architetto Giuseppe Magenta rilanciò sui social il video girato con il drone che immortalava l’ex opificio “bombardato” dal tempo), hanno restituito a tutti la consapevolezza di una zona non più recuperabile.
Nel frattempo quell’area privata, che negli anni del boom economico era stata immaginata come zona di espansione residenziale e commerciale, è ora interessata da una procedura fallimentare e questo la rende anche poco sicura.
Dopo che il Comune è dovuto intervenire per limitare l’accesso – su mandato della curatela fallimentare – adesso l’amministrazione si trova a commissionare e pagare, con la prospettiva di inserire la spesa sostenuta nell’insinuazione al passivo, uno studio ambientale per capire rischi e interventi urgenti di bonifica.
L’incarico, come si legge nella determina del dirigente di settore, è stato affidato alla Copernico Srl di Udine per l’importo di 17.598,50 euro (Iva inclusa), comprensivo delle indagini tecniche.
Le analisi serviranno a stabilire se ci siano «possibili strutture di stoccaggio idrocarburi non bonificate; condotte di trasferimento con presenza di idrocarburi; manufatti costituiti da materiali pericolosi».
Da quello dipenderanno eventuali interventi di bonifica e messa in sicurezza (di emergenza) di strutture e impianti.
Lo scorso mese «con il consenso della curatela, è stato effettuato un sopralluogo presso il sito – si legge nella determina di affidamento dell’indagine – affinché alcuni professionisti prendessero visione della situazione e potessero formulare una prima proposta di intervento; tale sopralluogo si è concentrato, per motivi di sicurezza, in primis e, comunque, di priorità, alla zona della centrale termica e piazzali adiacenti».
Oggetto del sopralluogo sono state «l’edificio un tempo adibito a centrale termica e i due piazzali (antistante e retrostante), ponendo attenzione alle strutture di possibile accumulo del combustibile – prosegue la delibera – e di adduzione delle stesse verso i combustori.
L’area della vecchia centrale termica risulta interessata da situazioni derivanti da presenze antropiche abusive che bivaccano nell’area.
Materiali si trovano anche all’interno delle caditoie e dei pozzetti che alloggiano parte delle sottostrutture che erano adibite allo stoccaggio e al trasferimento dei combustibili dai serbatoi alle caldaie. Nei piazzali esterni vi è, inoltre, vegetazione che ricopre gran parte delle strutture che ne impedisce una visione completa».
I bivacchi sono stati verificati più volte nell’ultimo anno e la polizia municipale, durante i sopralluoghi, ha trovato anche droga occultata.
L’ultimo caso proprio a fine novembre quando sono stati sorpresi quattro pakistani senza fissa dimora che stavano cucinando con una pentola su un fuocherello di fortuna. Uno di loro è stato anche trovato in possesso di sostanze stupefacenti.
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