Pordenone, due pacchi sospetti fatti brillare dagli artificieri in tribunale
La misura precauzionale decisa dagli investigatori. Da uno degli involucri spuntava un led lampeggiante. Indagini per capire se si sia trattato di una vendetta o di una sfida. Al vaglio le immagini delle telecamere

PORDENONE.
Un forte botto è stato udito ieri, poco dopo le 17, provenire dal tribunale di Pordenone, in piazza Giustiniani. Per un pomeriggio si è temuto il ritorno di Unabomber (che a palazzo di giustizia aveva clamorosamente colpito il 24 marzo 2003) e, sebbene sulla vicenda venga mantenuto un rigoroso riserbo, da quanto si è appreso sono stati fatti brillare due involucri sospetti.
L’allarme è scattato in tarda mattinata quando al terzo piano del tribunale, sede della Procura della Repubblica, sono stati individuati due involucri sospetti collocati nei servizi igienici adiacenti gli uffici dei carabinieri di polizia giudiziaria, a pochi metri dall’ingresso degli uffici della procura della Repubblica.
A destare maggiore sospetto è stata la presenza di una luce lampeggiante e intermittente che proveniva dai pacchi, avvolti, da quanto si è appurato, nella carta igienica. A quel punto, informati i vertici del tribunale, è intervenuta la sezione scientifica del Nucleo investigativo provinciale dei carabinieri, la quale ha richiesto, in via precauzionale, l’intervento dei colleghi del nucleo artificieri e antisabotaggio.
Isolata l’area sospetta, sono state fatte spostare le auto in sosta nel parcheggio interno del tribunale per consentire l’accesso dei mezzi speciali dell’Arma mentre le udienze processuali, a quell’ora, erano già terminate. Analizzato il contenuto dei pacchi e accertato che non contenevano esplosivo e che quindi non avrebbero potuto mettere in pericolo l’incolumità delle persone, è stato deciso comunque di farli brillare nel posto in cui si trovavano.
L’operazione è avvenuta alle 17.07 quando negli uffici di palazzo di giustizia si trovavano solo i magistrati e il personale amministrativo che è stato fatto uscire per pura precauzione. E’ a quell’ora, infatti, che si è udito il forte botto, simile allo scoppio di un petardo, provenire dal palazzo della giustizia. L’operazione di brillamento non ha comunque causato alcun danno strutturale. Stamattina proseguiranno i rilievi della sezione scientifica dei carabinieri.
Del fatto sono stati informati sia il presidente del tribunale, Francesco Pedoja, sia il procuratore Luigi Delpino, mentre accertamenti sono stati affidati al pubblico ministero di turno Piera De Stefani.
Al vaglio degli inquirenti le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza attivi all’interno del tribunale da quando, nel 2003, un ordigno, attribuito alla mano di Unabomber, scoppiò nei bagni del primo piano del palazzo. All’epoca vennero installati anche i metal detector e venne incrementato il personale di sorveglianza.
Al momento non viene esclusa alcuna ipotesi, comprese quelle della vendetta e della sfida. A quanto si è appreso, infatti, fino a ieri sera non erano giunte in tribunale telefonate di “rivendicazione” né di annuncio di un allarme bomba. Non è pertanto neppure escluso che quei pacchi sospetti siano stati semplicemente dimenticati da qualcuno. Su questo fronte le immagini di videosorveglianza potrebbero essere di grande aiuto a dirimere l’enigma.
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