Pordenone, condanna a due anni per il crac della G&P

PORDENONE. Condannato per bancarotta a due anni di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale della pena, l’imprenditore di Brugnera Enzo Cuch, 67 anni, titolare della società G&P srl, con sede in via Borgo Casoni a Pordenone, dichiarata fallita il 29 maggio 2014, azienda che si occupava di marketing, pubblicità e realizzazione di cartellonistica stradale e insegne luminose.
Il tribunale di Pordenone in composizione collegiale (presidente il giudice Marino, a latere i colleghi Cozzarini e De Biasi) ha ritenuto l’uomo colpevole del dissesto della società.
L’imprenditore, difeso dall’avvocato Piero Cucchisi del foro pordenonese, era accusato di avere “distratto” il saldo di cassa dell’azienda per un totale di 58 mila 651 euro, nonché di essersi appropriato di tre rimorchi intestati alla società fallita, per un valore iscritto in bilancio di 3 mila 551 euro: da questa accusa l’imputato è stato però assolto.
Più “corposa” la contestata mancanza in magazzino di giacenze di materiali per un valore di 74 mila 300 euro. Secondo la difesa, però, si trattava in realtà di un magazzino “virtuale” poiché le giacenze in oggetto erano state svendute o comunque avevano perso valore con l’avvenuto fallimento.
Non si sarebbe trattato dunque, anche nel caso del saldo di cassa, di distrazioni vere e proprie, bensì di errate trascrizioni da parte dell’amministrazione trascinate negli anni.
Questi aspetti saranno alla base del ricorso in appello che il legale è pronto a presentare. Secondo l’avvocato Cucchisi, Cuch non avrebbe provocato il “crac” dell’azienda intenzionalmente, ma sarebbe stato l’effetto di disattenzioni e dimenticanze, comunque di comportamenti non dolosi.
Secondo l’accusa sostenuta dal pm Federico Facchin, invece, l’imprenditore aveva omesso la tenuta dei libri contabili, oppure l’aveva fatto in modo non regolare, inserendo in contabilità crediti verso clienti falliti o in liquidazione, determinando così un quadro contabile aziendale non corretto.
A Cuch era stato imputato anche e di non avere chiesto la dichiarazione di fallimento una volta resosi conto che la situazione della società era irrimediabilmente compromessa. Ad aggravare il tutto, alcuni precedenti fatti di bancarotta a suo carico.
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