Pizzul e Spagna ’82: l’esaltante scalata dell’Italia al trionfo

Il mondiale di Bearzor e Zoff diventa teatro al Mittelfest. Un po' come accadde per Italia-Germania 4-3, 1970. Una narrazione sfilata da un diario di sostanza, quello di Mario Sconcerti 

CIVIDALE. Eravamo già sul due a zero, la coppa stava convergendo su Roma, allontanandosi da Berlino. Tiè. Il cronometro segnava l'83' della ripresa. Con tutto l'ottimismo possibile, i crucchi di Rummenigge e di Littbarski dovevano incontrare la Madonna per vincere quel Mondiale, ma – si sa – nel calcio... Bruno Conti – il minuto è lo stesso – parte come un levriero sulla fascia destra, incrociando lo sguardo di Altobelli, che lo stava aspettando al centro dell'area piccola. L'interista intercetta il cross, scarta un mangiatore di crauti e lascia partire il sinistro. Harald Schumacher è trafitto, il 3 dell'Italia compare sul tabellone affiancato all'1 della Germania.

Lo Stivale impazzisce, Nando Martellini perde irrimediabilmente le corde vocali, il popolo tricolore degli Ottanta, con Pertini in testa, va fuori di melone, incredulo di cotanta grazia. Alla partenza ci davano per irrimediabili brocchi, pensate voi.

Spagna '82 diventa teatro, o recital che dir si voglia. Un po' come accadde per Italia-Germania 4-3, 1970. Una narrazione sfilata da un diario di sostanza qual è quello di Mario Sconcerti, allora penna salùbre di Repubblica, ora del Corsera e volto amico delle domenica di Sky. C'è riuscito Giuseppe Passoni, uno che va in scena volentieri quando stacca con la calcolatrice. Io dico che domani Italia vince fa la sua bella calcistica figura al Mittelfest, solitamente refrattario al mondo del balon. Invece...

Dalle prime file spunta il faccione rassicurante di Pizzul, the voice. Ma sul palco il Bruno friulano non ci va. Se ne sta nelle retrovie, almeno per un po', intanto che il fatto si srotola, sì, ansie e timori del pre-partita, quel Paolo Rossi che il paese dei Bar Sport mai avrebbe voluto veder sgambettare in campo, i silenzi stampa, Zoff alla centesima partita muto pure lui, ma la cosa non sconvolgeva, era prassi. Veniva da una squalifica, Pablito, era mezzo rotto e pallido e magro. A chiamata Pizzul risponde, è il maestro, colui che sa.

«Col contropiede li possiamo battere», dice del rischiosissimo faccia a faccia col Camerun. Poi finì uno a uno e passammo lo stesso. Sconcerti curiosava, dappertutto. Cercò di darci l'immagine precisa di uno sfacelo azzurro, almeno psicologico. I pareggi con Polonia e Perù. Per un pelo siamo saltati dentro il girone caldo col Brasile e con l'Argentina di Maradona. Microbi contro elefanti. Il saggio (sempre Pizzul, certo) è fiducioso. «Se credi nel tricolore non sarai deluso». Vabbè, ma ci voleva fegato, però. Una truppa con tre strateghi – Bearzot, Vicini e Maldini – e nemmeno un preparatore atletico. I brasiliani c'avevano anche un dentista. E quelli del Kuwait? Sboroni perlopiù. Prenotavano duecento stanze negli alberghi migliori ancor prima di sapere se andavano avanti.

Passoni ci mette il cuore, davvero. Patisce e gioisce, nemmeno fosse adesso sugli spalti di allora. Raffaella Adani e Riccardo Mattei lo seguono a vista. Il grande Mario sparge inchiostro, non gli sfugge il senso dell'avventura. Sofferenza, sofferenza. La stampa nazional-popolare si accaniva non poco. Bearzot non mollava l'osso: «La squadra è quella giusta», dice pipando di continuo. Forse. Vecchia, quattro anni in più di media rispetto al Mondiale del '78. Figurati se tiene. Ci si preoccupò persino di far rientrare i boys in Italia, se sconfitti ovviamente, per vie nascoste, evitando l'ira del tifoso da divano.

Il “Bruno Pizzul Show” è a un passo. Mancano ancora due vittorie pazzesche di Tardelli e compagni. Un fantasmagorico 3 a 2 ai verdeoro di Falcao e di Sòcrates (tre pere di Rossi, alèèèè) e un due a zero ai polacchi prima di vedere la finalona coi teutonici. È un ispirato Edi Fabris, direttore operativo di Tremila Sport, a guidare nella memoria Pierino Fanna, “uno” di Grimacco, gran fiato e tre scudetti con tre squadre diverse (Juve, Verona e Inter) e con Pizzul, of course. Ed è un funambolico palleggio di testa, tacco e piede.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto