Più “veleni” che feste nel rush finale pre-ballottaggio

PORDENONE. La tensione è rimasta alta fino all’ultimo minuto utile, fino all’ultimo appello. Più che feste di fine campagna elettorale, gli appuntamenti di Alessandro Ciriani (candidato di Ciriani sindaco, Lega, Forza Italia, Fratalli d’Italia, Autonomia responsabile) e Daniela Giust (Pd, Il Fiume, Pordenone 1291 e Cittadini per Giust) sono diventate sfide a distanza, ben più aspre di quelle che avevano caratterizzato il primo turno.
Serracchiani. La presidente della Regione, nel partecipare al convegno della legge sul “Dopo di noi” con Giust e le associazioni, ha voluto mantenere il tono alto, visto l’argomento, senza scivolare in strumentalizzazioni.
Ha preso nota delle richieste delle associazioni, ha assicurato l’impegno a un confronto a stretto giro di posta, ha spiegato la strategia che la Regione sta portando avanti anche nel campo del sociale. A margine dell’incontro, però, non si è sottratta dai temi della campagna.
Ha ribadito che i soldi per l’ospedale li ha messi la sua giunta «perché è inutile stanziare i soldi se non li si spende», ha rimarcato come i soldi per le attrezzature si mettono quando serve e non mentre si costruiscono i muri e ha confermato che il riequilibrio territoriale c’è stato e si attesta sul 40 per cento.
Piazza Risorgimento. Ciriani ha scelto una piazza «simbolica, che vogliamo restituire ai pordenonesi» e ha parlato dal palco per quasi mezzora, da solo, con la consueta vena combattiva.
Prima i ringraziamenti (al giovane Alberto Marson che ha suonato, «un giovane talento da valorizzare», alla famiglia «che ha sopportato le assenze di questi mesi», alla coalizione, ai supporter che anche finanziariamente hanno sostenuto la campagna elettorale).
E poi via l’attacco a distanza a Bolzonello – «che dopo aver preso 10 mila preferenze si è dimenticato del territorio e tardivamente manda lettere» – e anche a Daniela Giust. «Mi è dispiaciuto averla asfaltata nel confronto di oggi ma le hanno fatto dire un sacco di bugie» è stata la sintesi.
E poi l’affondo: «Abbiamo una presidente della Regione che parla di Brexit, di Expo, della fame nel mondo, ma non sa nulla di Pordenone. Noi non promettiamo dentiere elettorali, ma ci candidamo a rappresentare tutta la città. Se sarò sindaco non chiederò tessere di partito, la mia porta sarà aperta a tutti come è stato in Provincia. La mia preoccupazione è che se vincono loro questo atteggiamento non ci sarà, perché vedo livore: Daniela Giust sarebbe un Pedrotti bis».
E dopo l’arringa che ha infiammato la squadra, brindisi e spuntino in piazza, mentre i bambini del quartiere, per lo più figli di migranti, hanno continuato a giocare indisturbati.
La loggia. Sotto la loggia del municipio – oltre a Bolzonello che ha respinto le cifre fornite dal centrodestra –, Giust ha ringraziato tutti, ha mostrato la grinta di una persona che crtede che «comunque andrà vinceremo perché le nostre idee sono vincenti» e ha dato la parola alla squadra.
E così da Fausto Tomasello (Pd) a Mario Bianchini (Il Fiume), da Roberto Freschi (Pordenone 1291) a Andrea Massimo Valcher (Cittadini), l’invito è stato alla coesione e a crederci fino in fondo.
Pedrotti. A chiudere il comizio il sindaco uscente Claudio Pedrotti – per lui l’applauso più lungo – che ha usato poche ma incisive parole: «Dobbiamo portare i nostri a votare, convincere i nostri amici e parenti perché, non lo nascondo, anche io ho avuto difficoltà a convincere i miei ad andare a votare. Abbiamo tre giorni per convincere le persone che ci sono vicine, il resto sono cagate (ndr invitando i cronisti a riportare fedelmente l’espressione». Poi brindisi al caffè Municipio.
Il silenzio. Ieri sera si è ufficialmente chiusa la campagna elettorale. Oggi sarà il giorno, per i candidati, degli ultimi appelli alle persone prima del voto di domani.
I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23 e basterà barrare il nome di uno dei due candidati per decidere chi sarà il nuovo sindaco di Pordenone. Comunque vada, il sindaco di tutta la città.
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