Peroni difende la giunta: l’inchiesta su Mediocredito si ferma al 2013

UDINE. La difesa di Francesco Peroni sul caso Mediocredito è totale. A 360 gradi, almeno per quanto riguarda il periodo – cioè da metà 2013 in poi – in cui a guidare la Regione, e quindi a nominare una parte considerevole degli amministratori, c’è la giunta di Debora Serracchiani nella quale lui ha in mano, saldamente, la delega alle Finanze.
Assessore è preoccupato per eventuali ripercussioni sulla giunta?
«No, perché prima di tutto deve essere chiaro che la Regione, come proprietaria di maggioranza della banca, è vittima, al pari dello stesso istituto, di condotte di reato quali quelle ipotizzate e che, nel caso in cui risultassero accertate e individuati i relativi responsabili, agirebbe a propria tutela nelle sedi giudiziarie competenti. E poi c’è un altro, tutt’altro che banale, particolare».
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«L’oggetto di indagine, a quanto ha fatto sapere Mediocredito, riguarda operazioni bancarie cronologicamente collocate dal 1997 al 2013. Un arco temporale molto lungo, ma nel quale non sono mai stati presenti amministratori della banca designati da questo governo regionale. Nessuno di chi abbiamo nominato noi può aver deliberato alcuna di quelle operazioni. Vale la pena ricordare, infatti, che l’ex presidente Cristiana Compagno si è insediata ai vertici di Mediocredito soltanto nel febbraio 2014 e che la residua compagine degli organi di governo della banca fu nominata dall’Assemblea dei soci il 29 aprile dello stesso anno».
Nessun timore nemmeno per il fatto che la Procura indaghi per bancarotta?
«Chiariamo un altro punto: non esiste al mondo che qualcuno possa sostenere che la banca è in bancarotta. Perché quel reato che, a quanto risulta è comunque ancora a carico di ignoti, si formula a carico di persone fisiche non di aziende. Non soltanto, quindi, Mediocredito non risulta indagata, ma nel caso in cui gli inquirenti dovessero verificare una oppure più condotte illecite, la banca sarebbe parte lesa e dovrebbe tutelarsi, al pari della Regione, perché avrebbe subito un danno ingiusto al proprio patrimonio. Per questo, inoltre, mi auguro che le indagini si svolgano il più speditamente possibile e che il dibattito pubblico sulla vicenda tenga ben distinto il piano delle eventuali responsabilità penali individuali dall’azienda Mediocredito che, lo ribadisco, nel caso di concretezza delle condotte criminose ipotizzate sarebbe una vittima».
Quindi lei e la giunta siete sereni in questo momento?
«Certo. Va ricordato che il periodo maggiormente segnato dal fenomeno dei crediti deteriorati, poi classificati dalla banca a sofferenza, emerge soprattutto tra il 2001 e il 2007, con un picco massimo tra il 2005 e il 2008. E questo è stato già da tempo reso noto dall’azienda in numerose audizioni in Consiglio regionale e proprio durante l’ultima audizione, resa dall'allora presidente Compagno, fu comunicato che l’istituto aveva ritenuto di avviare azioni di tutela legale, a fini di risarcimento del danno subito da Mediocredito. Ma c’è di più, se vogliamo parlare di amministrazione regionale».
A cosa si riferisce assessore?
«Per quanto riguarda l’azione dell’attuale Governo regionale, è ormai ampiamente documentato che la banca che ci siamo trovati a gestire nel 2013 aveva già “in pancia” tutti i germi patogeni che si sono suggestivamente sprigionati con virulenza. Rivendichiamo di aver tempestivamente messo mano a tutte le terapie del caso, in sintonia con i principali soci dell’istituto e in piena coerenza con le indicazioni dateci dall’autorità di vigilanza: pulizia della banca dalle sofferenze, aumento di capitale e ricerca di una partnership industriale capace di portare Mediocredito al passo con l’evoluzione del mercato. Questo difficile percorso di risanamento, dopo le operazioni straordinarie della scorsa estate è quasi ultimato e i cittadini di questa Regione devono essere certi che le risorse impiegate a tal fine sono state spese a salvaguardia di un interesse collettivo. Scelte diverse avrebbero comportato perdite maggiori».
A proposito della ricerca di un partner industriale. Secondo lei questa indagine complicherà il percorso di Mediocredito?
«No perché l’apprezzamento di un acquirente oppure di un partner interessato si lega ad altri parametri di salute attuale della banca e questi dopo le operazioni effettuate compiute ci sono. L’istituto ha una prospettiva di vitalità e semmai, ma siamo nel campo delle pure ipotesi, in caso di condanna a risarcimenti otterrebbe addirittura un ristoro».
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