Per l’addio a Chiara scelto il silenzio

SAN PIETRO AL NATISONE. La saluteranno, per l’ultima volta, solo i suoi cari, i parenti e gli amici più stretti. Sarà per pochi intimi, raccolto e appartato, l’addio a Chiara Rossi, la diciottenne di Ponteacco di San Pietro al Natisone spentasi nel pomeriggio di domenica scorsa – dopo un intervento chirurgico tentato in extremis e diverse ore di agonia – per i gravissimi traumi provocati da un incidente stradale sulle cui cause, e dinamiche, non è stata ancora fatta piena chiarezza. In perfetta rispondenza a uno stile di vita all’insegna della riservatezza – lo attestano in tanti, nel capoluogo valligiano -, la famiglia della giovane ha scelto la via del funerale privato.
Non ci sarà alcuna comunicazione, dunque, sulla data e l’orario delle esequie (che verosimilmente, peraltro, saranno celebrate nella giornata odierna), né sul luogo in cui Chiara riposerà.
La accompagneranno al cimitero soltanto i genitori, così – Giovanni e Franca –, i tre fratelli (Davide, 36 enne, Martina, 27 anni, e Paola, 24) e qualche altra persona, che con la ragazza ha condiviso sprazzi di vita ed emozioni: un commiato senza clamori, insomma, nel segno del raccoglimento, dell’amore più profondo.
E continuano a fioccare, intanto, le espressioni di cordoglio per la tragica scomparsa di un’ex studentessa che assume, nel ricordo di tanti, i tratti di una creatura speciale: San Pietro al Natisone, dove Chiara ha vissuto fino a qualche tempo fa – prima di trasferirsi a casa del fidanzato, Roberto Rizzo, a Togliano di Torreano –, e Cividale, città in cui la 18enne ha completato il suo percorso scolastico, all’Istituto tecnico commerciale, faticano a metabolizzare l’accaduto, ad accettare una perdita così improvvisa, così tremenda. Così ingiusta.
Una fine arrivata proprio quando tutto, secondo l’ordinaria, naturale consequenzialità degli eventi, avrebbe dovuto cominciare: aveva un progetto di vita ben preciso, Chiara – come racconta chi la conosceva bene –, e tutta la determinazione, la grinta e il pragmatismo necessari per raggiungere l’obiettivo che si era prefisso. Voleva imparare l’arte della pasticceria – lo stava facendo, da qualche tempo, alla “Torinese” di Udine: proprio lì si stava dirigendo, all’alba di domenica, quando la sua Fiat 600 si è schiantata contro il muro di cinta di una villetta – nella speranza di riuscire, un domani, a dar vita a un’attività autonoma. Insieme alla sorella Paola, magari, che ha compiuto la medesima scelta professionale.
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