Pellegrini rientrati da Lourdes: «E la mia mano ora è migliorata»

PORDENONE. «Lourdes fa bene all’anima». Don Bernardino Del Col ha steso il bilancio con i compagni di viaggio della carovana mariana 2014 che, ieri mattina, è rientrata a Pordenone. Orario rispettato per 415 pellegrini Oftal coordinati da Bruno Cadamuro: Lourdes è una terapia spirituale, anche senza miracoli.
«Fede e speranza rinnovate sono i miracoli vissuti giorno per giorno – ha raccontato Cadamuro –. Abbiamo contato una sessantina di ragazzi tra le nuove leve del viaggio religioso». Il vescovo Giuseppe Pellegrini è sceso dal treno a Verona e rientrerà in diocesi nei prossimi giorni.
Il piccolo miracolo.Tra i ricordi del viaggio, c’è l’esperienza della dama volontaria Bruna Stival che – ha confermato – è scettica da sempre, sui miracoli.
«Sarà stata la suggestione, ma la mia compagna di stanza ha rilevato un forte miglioramento nella capacità di presa della mano – ha raccontato Stival, braccio destro di Cadamuro, nell’organizzazione del turismo religioso diocesano –. La pellegrina di Pordenone ha parlato di un piccolo miracolo. Lo dirà il tempo, magari. Ma a Loudes, capita anche questo».
Stival ripete l’esperienza da oltre 30 anni. «I miracoli della fede e la gioia sono condivisi ogni anno da tutti i pellegrini – ha detto la dama volontaria con un sorriso radioso –. La carica di questa esperienza di preghiera è unica»”.
Il problema. La cambusa in treno. Disagi all’andata e al ritorno sul convoglio mariano. Per il resto lo spirito di adattamento ha fatto il resto per cinque cuochi volontari. Il problema alla partenza è stata la difficoltà di accendere i fornelli e di conservare i cibi congelati.
Grande impegno per sistemare la cambusa e le cose sono filate lisce, alla fine: la mensa per pellegrini e ammalati è stata servita sulla strada ferrata Pordenone-Lourdes. Al ritorno, invece, il caldo ha alzato la colonnina di mercurio: in cucina non è stato possibile aprire i finestrini del treno e per cinque cuochi, la sauna è stata assicurata.
«Gli imprevisti capitano – ha commentato Cadamuro – e li abbiamo risolti quasi tutti. Impegno, buona volontà e spirito cristiano di volontariato».
Le testimonianze. «E’ stato un pellegrinaggio di speranza e di serenità – è stato il commento a più voci del gruppo di ragazzi di Cinto Caomaggiore –. Abbiamo condiviso la gioia nella preghiera». Chiara Botteon, sacilese, alla prima esperienza, ha detto: «Ho provato belle sensazioni interiori – ha testimoniato –. Un momento particolare è stato quello di aiutare un bambino down a ritrovare la sua famiglia. Con la lingua dei segni siamo riusciti a comprenderci».
Entusiasti Luca e Annamaria, che hanno fatto l’ennesimo pellegrinaggio in carrozzina. «E’ andata bene – hanno detto –. Abbiamo parlato con tanta gente e pregato la Madonna»”. La fede si rigenera, ogni volta. «E’ come ricaricare una batteria – è l’impressione condivisa da tutti i pellegrini – fino al pellegrinaggio 2015».
Quello che si porta a casa da Lourdes sono i doni per gli amici: l’acqua santa dalle fontane della grotta delle apparizioni di Maria a Bernadette, rosari benedetti e libretti di preghiere.
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