Parco fotovoltaico per recuperare l’area ex Mangiarotti
CODROIPO
Passa in consiglio comunale la proposta di recuperare l’ex area industriale Mangiarotti per trasformarla in un parco fotovoltaico esteso su una superficie di 33 ettari.
Si tratta di un intervento che toglierà dal degrado lo spazio un tempo occupato dalla fabbrica di esplosivi, punto di riferimento per l’economia del Codroipese.
Il via libera in Aula è arrivato dalla maggioranza e da buona parte dell’opposizione. Ad astenersi è stato solamente il gruppo “Fare comunità”.
«Adesso la palla passa alla Regione per il via libera definitivo – evidenzia l’assessore Giancarlo Bianchini –. Parliamo di un’area che oggi si presenta in uno stato di abbandono, dove a farla da padrona è la vegetazione. Il Comune ha dato il suo benestare, ma ha chiesto una serie di compensazioni a chi realizzerà l’intervento e in particolare la posa, sui tetti degli edifici pubblici, di impianti fotovoltaici pari a 110 kw, alcune opere di verde nell’aria artigianale-industriale e ai confini dell’ex Mangiarotti per mitigare l’impatto del nuovo impianto, che sarà visibile solamente dall’alto».
«Inoltre – conclude l’esponente della giunta Marchetti – tra le prescrizioni è prevista la conservazione del portale di accesso alla vecchia fabbrica e di alcuni stabili».
In merito al tracciato del cavidotto che correrà tra l’ex Mangiarotti e la centrale di Zompicchia, il gruppo consiliare del Partito democratico ha chiesto e ottenuto «la negoziazione con i gestori delle reti di utenze di pubblica utilità come acqua, gas, elettricità, dati – tiene a sottolineare Gabriele Giavedoni – sul fatto che quando sarà effettuato lo scavo, si facciano nello stesso momento anche eventuali lavori di sviluppo o di manutenzione delle reti, con l’obiettivo di “ottimizzare” le risorse pubbliche ed evitare successivi scavi irrazionali».
I democratici hanno motivato il loro assenso al progetto con la necessità di togliere dal degrado l’area: «Non siamo d’accordo con il consumo di terreni agricoli per sconfinati campi solari, ma non si può dire no a tutto – conclude Giavedoni –. Nel caso specifico si parla di una porzione di territorio che è piuttosto degradata». —
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