Paradosso Ramonda: un po’ chiuso un po’ no. Arteni: "Resistiamo finchè ce lo permettono"

UDINE. C’è chi ha evitato la tagliola delle chiusure domenicali, chi invece l’ha scampata solo a metà. Anche i big dell’abbigliamento, i gruppi più importanti in Friuli, come Arteni, Web e Sorelle Ramonda, si stanno organizzando per affrontare questi mesi che, sulla carta, sarebbero quelli dell’avvicinamento al Natale, dei soldini in più che lavoratori e pensionati hanno grazie alle tredicesime, degli acquisti per regali e gratificazioni. Invece saranno mesi difficili, segnati duramente dalla pandemia che non allenta la presa sul nostro Paese e un po’ su tutta Europa.
Gianni Arteni, decano degli imprenditori del settore, non ci gira tanto attorno. «Il Natale? Francamente non ce ne stiamo accorgendo - spiega -, finora è poco sentito, non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello del 2019, l’affluenza è ridotta, la clientela ha paura e sta a casa. Sarà un Natale triste, speriamo che la situazione migliori a partire dalla primavera del 2021. Tuttavia restare chiusi del tutto, come accade nelle regioni rosse, sarebbe peggio. Quindi cerchiamo di far finta che ci sia una certa normalità, e facciamo in modo che le cose, qui in Friuli, non peggiorino, facciamo in modo di essere responsabili e attenti. Speriamo tanto che le restrizioni attuali ci aiutino a contenere i contagi, che sono tanti purtroppo. È una situazione che fino all’inizio del 2020 era inimmaginabile, ci ha cambiato tutti, dal modo di vivere al modo di lavorare. I nostri punti vendita saranno aperti nel week end, tranne bar e ristoranti che sono costretti alla serrata alle 18 e sono un po’ penalizzati. Del resto, se non tenessimo aperto sabato e domenica, per i fatturati sarebbe una sciagura, abbiamo 130 dipendenti e dobbiamo pensare anche a loro. Sento spesso alcuni miei parenti a Milano, in Lombardia e là la situazione è molto più grave rispetto al Friuli. Mi dicono che sono di fatto reclusi, che hanno pure il disagio del vaccino antinfluenzale che non si trova. Eppure siamo nella regione più laboriosa e ricca d’Italia, è mancata organizzazione, mi domando come Fontana stia gestendo questa situazione. Voglio fare un appello di speranza, sono convinto che quando tutto questo sarà passato, ci sarà una rinascita, come in un dopoguerra».
Il gruppo Sorelle Ramonda, sempre tra i leader nell’abbigliamento, sta vivendo un paradosso. Il grande store di Reana - 15 mila metri quadrati di superficie e 125 addetti - resterà aperto, oggi e domani. Il negozio, con lo stesso marchio, che si trova all’interno del centro commerciale di Ronchi dei Legionari, sarà invece chiuso, così come previsto dalle disposizioni governative.
«In Lombardia, Piemonte e Alto Adige - commenta Renzo Ramonda, uno dei titolari del gruppo, responsabile del negozio friulano - è tutto già chiuso, qua in regione viviamo questa differenza tra centro commerciale e struttura singola, come sono Reana e Fontanafredda. Le attività comunque sono in sofferenza, è anche una questione psicologica, la gente è scoraggiata. Nessuno si aspettava un ritorno così complicato del virus, stiamo navigando a vista, non ci è facile fare previsioni e la campagna di Natale è un’incognita. Pensi che fino a pochi giorni fa stavamo andando bene, avevamo recuperato quasi tutto il fatturato perso in primavera. Invece adesso siamo punto e a capo. Qua da noi c’è ampio spazio, si evitano assembramenti, il cliente può entrare con serenità, la sicurezza è garantita. E il manutentore cambia i filtri dell’aria condizionata in modo quasi ossessivo. Ma il contesto è fragile, speriamo di tornare alla normalità in tempi ragionevoli».
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