Pane e pizza fatti in casa, Giovanni Polo lancia l’impresa alimentare domestica

il personaggio
donatella schettini
Un hobby che può diventare lavoro tra le mura casa: è quanto consente la Iad (impresa alimentare domestica), prevista anche in Italia dall’Unione europea, che consente di produrre a casa propria alimenti per la vendita a privati. Sono ancora poche in Italia le aziende di questo tipo. Il progetto è di Giovanni Polo, assicuratore con la passione per il pane, che è pronto ad aprire in città la propria Iad per produrre pane e pizza.
Un’opportunità non tanto conosciuta quella delle imprese alimentari domestiche: le prevede un regolamento dell’Unione europea sull’igiene dei prodotti che inserisce tra le imprese alimentari anche quelle che si trovano in «locali utilizzati principalmente come abitazione privata, ma dove gli alimenti sono regolarmente preparati per essere commercializzati». Non si devono avere dipendenti, ma ci possono lavorare soltanto persone di famiglia. Imprese di nome e di fatto con tutti gli oneri e gli onori che ne derivano, con il rischio di impresa e gli obblighi burocratici. Possono vendere i prodotti nel mercato tradizionale, l’unico limite è quello della somministrazione e dell’esposizione in vetrina. In Italia nel 2016 si contavano una quarantina di aziende, anche perché questa opportunità è ancora poco conosciuta. In provincia di Pordenone si conta già una Iad a Porcia e presto se ne aggiungerà una in città per pane e pizza. Ad avere avviato il percorso è Polo, che tiene corsi di formazione e che nell’autunno scorso ha partecipato alla “Prova del cuoco”. Un iter non facile quello per aprire una Iad, per una serie di obblighi burocratici. Primo passaggio è il sopralluogo dei tecnici che valutano se i locali individuati siano adatti alle preparazioni alimentari, indicando, se del caso, alcune prescrizioni.
«Già adesso – afferma – collaboro con alcuni forni. Intendo produrre pane per privati, ristoranti o per strutture ricettive come bed and breakfast». Una produzione che sarà limitata alle possibilità del laboratorio, che ha già passato l’esame dei tecnici. «Il mio progetto – prosegue – è quello di produrre un pane al giorno e non la solita pizza. Pane con elementi nutritivi diversi ogni giorno – grano saraceno, orzo, avena o miglio – in modo da cambiare la composizione. Per la pizza penso a una produzione diversa rispetto a quella che si trova normalmente nei negozi, fatta con farine antiche».
Poiché non è una forma imprenditoriale diffusa, l’iter è complesso anche perché in Italia le amministrazioni non hanno adattato le regole a una produzione casalinga e quindi spesso si applicano le norme per i locali come quelle per i rumori. «Invece – prosegue Polo – è un modo per favorire le microimprese, quel tessuto che muove tutta la fantasia della produzione italiana. Posso vendere a privati e a negozi – sottolinea –. Ho fatto tanti corsi, tante cose che si sommano e fanno esperienza». Una esperienza che adesso intende utilizzare per produrre pane e pizza in casa. —
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