Ovvio, presidio a oltranza I lavoratori non mollano

Non bastano le rassicurazioni dell’azienda sulla mensilità di aprile. Picchetti anche nelle sedi di Roma e Vicenza, ma non rischiano la chiusura

ROVEREDO IN PIANO. Prosegue a oltranza il presidio dei lavoratori all’ingresso della sede roveredana del marchio Ovvio. Striscioni e bandiere della Filcams Cgil campeggiano all’entrata del punto vendita, a testimonianza della lotta che i dipendenti stanno portando avanti, in primis per rientrare degli stipendi arretrati. All'interno è in corso la liquidazione della merce, portata avanti da personale “sostitutivo” richiamato da fuori regione. La chiusura del negozio roveredano, che ha aperto i battenti nel 1993, dovrebbe avvenire entro il 31 luglio, lasciando senza lavoro 15 persone, dopo che una ventina di giorni fa altre 16 hanno aderito alla mobilità volontaria.

«La nostra preoccupazione – raccontano al presidio – è sulle mensilità mancanti all’appello e sulla possibilità d’accesso, senza intoppi, alle forme di ammortizzazione sociale». Da aprile il personale non viene pagato; prima dell’attivazione della mobilità (per cessata attività) potrebbero passare alcuni mesi. Per il momento dall proprietà l'unica rassicurazione (a livello verbale) riguarda la mensilità di aprile che dovrebbe essere liquidata entro fine luglio. «Ribadiamo la nostra proposta – spiegano al picchetto – Se l'azienda ci eroga due stipendi rispetto ai quattro che ci deve, siamo disposti a entrare a fare la svendita».

La condizione dei lavoratori della rivendita alle porte di Roveredo è comune anche alle altre due sedi del marchio, a Roma-Est e Torri di Quartesolo (Vicenza). Nel negozio della capitale, che ha una trentina di dipendenti tra contratti a tempo indeterminato e non, il presidio permanente è scattato il 28 giugno per protestare contro il ritardo nei pagamenti. In quello vicentino una metà delle 36 unità impiegate ha scelto la mobilità volontaria. Per queste due sedi, tuttavia, non pare esserci all’orizzonte la chiusura, decisa invece per il punto vendita friulano.

La vertenza Ovvio sta facendo scaturire un acceso dibattito sul destino dell’area commerciale che, oltre al negozio d’arredamento, ospita Unieuro, un bar-ristorante, Scarpe&Scarpe, Dal Ben Abbigliamento e la Supercoop. Nonostante la concessione all’ampliamento della superficie di vendita (portata lo scorso anno da 25 a 40 mila metri quadrati con una contestata variante urbanistica) e la recente realizzazione di una vasta area parcheggi, al momento non pare esserci alcun acquirente pronto ad accollarsi le spese per il rilancio della zona. Poco plausibile l’ipotesi che l’investimento possa giungere dalla proprietà Ovvio-Semeraro.

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