Ospedali chiusi e malati di Covid assistiti a domicilio: ecco come il Fvg si prepara a fronteggiare la fase più delicata

Trenta contagiati: stop ai ricoveri ordinari e alle attività in Medicina, Chirurgia e Ortopedia a San Daniele. Ampliato l’accordo coi medici di base

UDINE. Il virus ha messo parzialmente fuori gioco l’ospedale di San Daniele. Con 30 contagiati al suo interno, una ventina di pazienti e una decina di operatori, il nosocomio non può più accogliere i pazienti “ordinari” quelli non colpiti dal Sars-Cov2. Domenica 8 novembre, infatti, sono stati sospesi tutti i ricoveri, compresi quelli programmati e urgenti, e temporaneamente chiusi i reparti di Medicina, Chirurgia e Ortopedia. Gli interventi ortopedici e le altre attività saranno dirottate negli ospedali di Tolmezzo e Udine. A San Daniele continuano a funzionare il pronto soccorso ma solo per le valutazioni, il punto nascita e la pediatria. Confermata pure l’attività ambulatoriale. L’obiettivo è negativizzare l’ospedale tenendo presente che il contagio continua a salire e che la domanda di posti letto Covid resta alta.

La decisione è maturata nel confronto tra la task-force regionale, i presidenti degli Ordini dei medici e i direttori generali e sanitari delle Aziende sanitarie, durante il quale è stato ampliato l’accordo con i medici di base, che oltre a effettuare i tamponi rapidi assisteranno a domicilio i pazienti Covid non gravi che non necessitano di cure ospedaliere e le persone in isolamento.

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A seguito dell’aumento del contagio all’interno dei reparti ospedalieri, quella di domenica 8 novembre è stata un’azione inevitabile e necessaria per arginare l’infezione. I pazienti Covid che già si trovano all’ospedale di San Daniele non vengono spostati, continueranno a ricevere tutte le cure nei reparti dove si trovano, che inevitabilmente diventano aree Covid. Da qui la necessità di rimodulare l’attività del nosocomio e di sospendere, temporaneamente, tutti i ricoveri dei pazienti “ordinari”, compresi quelli programmati da tempo. La rimodulazione ha imposto la chiusura temporanea dei reparti di Medicina, Chirurgia e Ortopedia e il trasferimento delle urgenze negli ospedali di Tolmezzo e Udine, dove l’Asufc sta studiando come dirottare l’attività chirurgica già programmata a San Daniele.

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«A Tolmezzo e a Udine – evidenzia il vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi – ci sono spazi adeguati per fronteggiare la situazione con la temporanea rotazione delle equipe mediche». La task-force sta lavorando «per spegnere il focolaio» spiega Riccardi nel precisare che la scelta è stata quella di «mantenere aperte le attività che possono continuare a funzionare senza avere il minimo contatto con l’area Covid». L’auspicio di tutti è che si arrivi nel minor tempo possibile a sanificare l’ospedale di San Daniele.


Nella riunione di ieri è stato fatto più di un passo avanti anche per quanto riguarda il coinvolgimento dei medici di medicina generale nella gestione dell’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia da Sars-Cov2. Entro il fine settimana si punta ad ampliare l’accordo collettivo nazionale firmato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, con i rappresentanti sindacali della Federazione medici di medicina generale (Fimmg), che autorizza i medici di base a fare i tamponi rapidi. «Con il coinvolgimento degli Ordini dei medici del Friuli Venezia Giulia – aggiunge Riccardi –, verranno affrontati altri due settori essenziali per consentire di affiancare i medici di medicina generale alle strutture ospedaliere e ai Dipartimenti, oggi in grave sofferenza: si tratta dell’attività di refertazione e dell’assistenza ai pazienti in isolamento».

I medici di base, quindi, assisteranno a domicilio anche i pazienti Covid e, chiarisce l’assessore, «davanti a casi critici e complessi faranno intervenire le Usca (unità speciali di continuità assistenziali), le quali se sarà il caso disporranno i ricoveri negli ospedali». I quattro presidenti degli Ordini dei medici si sono resi disponibili a raccogliere la più ampia e convinta adesione dei medici di base presenti sul territorio.



L’organizzazione del Sistema sanitario regionale va in affanno per la crescente domanda di posti letto per ricoveri a bassa e media intensità e per l’esponenziale numero di persone in isolamento. «Se la curva non fletterà subito, ai 300 posti letto attuali già occupati dovremo riorganizzarne altrettanti». Riccardi si sofferma su questo dato perché, aggiunge, «i modelli di cui disponiamo presentano proiezioni in significativo rialzo per contagi e isolamenti. Lo scorso 21 ottobre in regione si contavano 2 mila persone in isolamento ora sono 7.300». Da oggi però il sistema ha a disposizione 68 posti letto in più distribuiti tra le Rsa riabilitativa di Gemona e quella di Udine messa a disposizione dalla Zaffiro.

 

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