Ospedale nel caos: «Situazioni surreali»

Maniago, il sopralluogo del primo maggio ha rivelato le carenze del piano. Comune e sindacati attaccano la Regione

MANIAGO. «Il progetto di riforma sanitaria attuato a Maniago dal primo maggio non mette in sicurezza il territorio, ma rende più ardua la gestione delle emergenze. I tagli al reparto di medicina e pronto soccorso sulle 24 ore rispondono soltanto a una logica economica. Il personale brancola nel buio perché non esistono direttive scritte e a rimetterci sono in primis gli utenti. Rigettiamo al mittente il Progetto Maniago perché non dà certezze di copertura sul territorio». Parola del sindacalista della Cisl provinciale Paolo Florean, «contrario alla gestione e ai tempi di avvio di questo progetto».

Sulla stessa linea, l’assessore alla sanità Andrea Gaspardo, che giovedì, assieme al sindaco Andrea Carli e all’assessore Cesare Monea, ha effettuato un sopralluogo nella struttura per verificare gli effetti del piano fresco di attuazione. Risultato? L’ospedale era nel caos e il personale disorientato. «Ci siamo trovati dinanzi a una situazione surreale: la guardia medica non aveva informazioni precise sui suoi compiti, in primis la presa in carico dei pazienti in struttura – spiega Gaspardo –. Una dottoressa, tra l’altro non di turno, ha sacrificato la giornata di festa per mettere una toppa a questo gap. Inoltre, il trasferimento dei locali destinati alla guardia medica, dal secondo piano al pianterreno (che noi chiedevamo da tempo), è avvenuto alle 10.30 del giorno in cui ha preso avvio la riorganizzazione, quindi fuori tempo massimo». La guardia medica ha anche ricevuto ordine di filtrare gli utenti in arrivo. «Ma se questa dovesse essere fuori per una chiamata, chi si occupa dei pazienti in attesa? Nessuno – aggiunge –. La sovrapposizione della continuità assistenziale dalle 18 alle 20, presentata come novità di questo piano a firma di Ass 6 e Aosma, non si è concretizzata».

L’assessore e il sindacalista ricordano poi come nell’orario diurno, dalle 8 alle 20, in pronto soccorso ci sono soltanto un medico e un infermiere, mentre il personale dell’ambulanza non potrà intervenire a supporto nel caso serva, perché è esterno all’Azienda ospedaliera. «L’ambulanza che esce non rientra a Maniago: il punto di primo intervento quindi non è come il pronto soccorso, ma un parcheggio ambulanze – osserva Gaspardo –. Cosa ci ha raccontato Serracchiani? Il contrario».

Nei reparti non esiste un protocollo scritto che indichi a quali medici fare riferimento e i medici di medicina generale sono fermi ai box. «Credo che questa superficialità sia sinonimo di un’assenza di pianificazione – conclude –. Abbiamo più volte chiesto il progetto di riforma, ma non ci è mai stato dato. Ora capiamo il motivo: un piano non c’è. Al di là della politica, la colpa è anche dei tecnici, che non hanno puntato i piedi. I tempi di attuazione sono troppo stretti e la situazione che s’è creata ci sta dando ragione».

Giulia Sacchi

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