Operazione Atlantide e mille avventure fra Friuli ed Ecuador

Dalle imprese nel lago di Cavazzo alle grotte sudamericane storia di un protagonista nelle battaglie del dopo-terremoto
Di Mario Blasoni

MARIO BLASONI. Si è fatto conoscere tra gli anni Sessanta e Settanta con l'Operazione Atlantide, di sopravvivenza nelle profondità del lago di Cavazzo; dal 1976 ha affiancato i terremotati del Friuli con l'attività della battagliera Radio Effe fondata l'anno prima (tra l'altro portò 3500 persone a Roma - 250 pullman - per protestare contro la stretta creditizia) e nel 1990, «non avendo più niente da dire in Friuli», se n'è andato in Ecuador, sulla cordigliera delle Ande, dedicandosi all'esplorazione delle grotte (una, molto importante, porta il suo nome).

Questi i cenni salienti nella biografia di Luciano Mecarozzi, personaggio udinese che con le sue iniziative ha animato le cronache di casa nostra negli anni ’70 e ’80. Per poi “scomparire”, appunto dopo la scelta di trasferirsi in Sudamerica. Ma non era finita: dopo 15 anni è rientrato a Udine, nel 2005, in tempo per stampare una sua monumentale enciclopedia (17 volumi) “Musica per la scena”, consultabile nelle biblioteche Nazionale di Firenze e Joppi di Udine (settore musica). E ora sta preparando una seconda edizione, raddoppiando le voci (ben 40.206 i compositori trattati).

Nato a Udine nel 1939, Mecarozzi frequentò lo Zanon, ma non arrivò al diploma: fu rimandato a ottobre, “vittima” di una insidiosa domanda di geografia («Mi parli della depecorazione...») e non si ripresentò. Nel '53 (era ancora in terza media) organizzò il primo sciopero studentesco per Trieste italiana. «E nel '56, durante la rivolta d'Ungheria, - ricorda Luciano - sono andato, assieme ad altri studenti, con la contessa Kechler a portare soccorsi (alimenti e vestiario) agli insorti di Budapest. Avevamo il passaporto valido solo per l'Austria e siamo sfuggiti appena in tempo all'arrivo dei carri armati russi».

Allo Zanon, Mecarozzi si distinse anche nelle classiche schermaglie goliardiche col Marinelli, il cui “doge” Adalberto D'Atri finì “rapito” e rinchiuso in una cassa da morto fatta sfilare davanti alla scuola. Poi si dedicò al lavoro di rappresentante di commercio. E allo studio, da autodidatta, della speleologia, ma non solo.

All'Operazione Atlantide (che si svolse in due fasi, nelle estati 1969 e 1970) è arrivato dopo le esperienze del Centro italiano soccorso grotte, da lui fondato nel 1965 assieme alla Sezione sperimentale ricerche subacquee. «Nel 1966, nel territorio di Budoia abbiamo trovato, in un abisso, le ossa e le piastrine di tre soldati tedeschi uccisi nell'ultma guerra. Due anni dopo, in Sardegna, abbiamo esplorato le grotte di Capocaccia e conseguito un record al Gorgazzo, sempre nel Pordenonese, dove siamo scesi in quattro speleosub a 87 metri di profondità procedendo per 130 metri di sviluppo della grotta (il Cristo di marmo che è all'ingresso lo abbiamo messo noi)».

Tornando alla duplice Operazione Atlantide, in Usa c'erano stati esperimenti di immersione in un unico contenitore. Mecarozzi ne ha progettati quattro (suoi anche i disegni), di cui tre per vivere e lavorare. E' riuscito a coinvolgere i ministeri della Difesa e dell'Interno, gli Stati maggiori dell'Esercito e della Marina, l'assessorato regionale al turismo, che ha concesso un contributo di 19 milioni. Dodici gli acquanauti immersisi nella cittadella subacquea, tra cui una donna, Silvana Polese.

Usciti dopo 25 giorni, furono accolti da un messaggio del presidente della Repubblica Saragat e ricevuti dal presidente della Regione Berzanti. L'Ept donò loro una medaglia d'oro. La seconda fase - all'insegna di Nuove tecnologie subacquee - si sviluppò un anno dopo, nel settembre - ottobre 1970.

Mecarozzi passò quindi alle radio private: settore in gran fermento, dato che non erano ancora regolamentate. Nel 1975 fondò Radio Effe e Radio Effe International e alcuni anni dopo acquistò LT1 Radio Pordenone e Canale 49. Con sede prima a Paparotti e poi a Tricesimo, avviò un'azienda («Due dipendenti, bene con la pubblicità») che si sviluppò dopo il terremoto e le conseguenti iniziative che Mecarozzi andò adottando.

Cominciò, in quei giorni di confusione con tante persone che si cercavano, dando lettura nei notiziari delle liste dei ricoverati nei vari ospedali, poi organizzò un centro raccolta di materiali a Tricesimo. E, con l'avvio della ricostruzione, la citata manifestazione a Roma da Pertini (poi Ciampi ritirò la stretta creditizia) e la campagna Un mattone per il Friuli. Dal '76 all'89 istituì il Premio di bontà per le scuole: libretti di risparmio da 500 mila lire e alberi di Natale (almeno 300 la prima edizione in Giardin Grande) addobbati dai ragazzi.

Nel settore delle emittenti private ebbe un ruolo importante anche in sede internazionale e nel 1986 fu lui che organizzò a Villa Manin, oltre che a Venezia, il congresso dell'Air - Iab, l'associazione mondiale dei canali radio e televisivi della quale era uno dei tredici amministratori. Fino alla nuova svolta: nel 1989, sanate in via amministrativa alcune questioni giudiziarie pendenti, decise di chiudere con le radio. E, l'anno dopo, di lasciare l'Italia, dove «non avevo più niente da dire». E' partito per Quito «con due valigie, due vocabolari di spagnolo e un libretto di travellers cheques in dollari». Perchè l'Ecuador? «Perché mi ero fatto amicizie nell'ambito dell'Air – Iab. E la sede mondiale dell'associazione era nel vicino Uruguay. Ero sempre grande appassionato di speleologia e l'Ecuador aveva il problema delle risorse idriche, quindi l'esigenza delle ricerche di acque sotterranee».

Mecarozzi è entrato in contatto con l'Istituto Geografico militare di Quito, ha fondato la Società ecuadoriana de Espeleologia e ha diretto - in collaborazione con la Fuerza Terestre, i cosiddetti “soldati della giungla” - l'esplorazione di una serie di cavità (la grotta più lunga e più profonda, tra le nuove scoperte, è stata a lui dedicata). Ha organizzato anche spedizioni per ricerche storiche sulle Ande e per il recupero di vittime di incidenti nel sottosuolo (tra cui uno che costò la vita a quattro incauti studenti).

A Quito lo ha subito raggiunto Gabry Minini, che poi è diventata la sua seconda moglie. «La prima unione – racconta – era stata una breve esperienza giovanile, che mi ha dato l'unico figlio, Junior Luciano (ha 43 anni ed è maresciallo dell'Aviazione). Dopo qualche mese ci siamo separati. Quanto a Gabry, l'ho sposata nel 1993 a Las Vegas, la città Usa dei matrimoni “facili” (ma non è vero: c'è tanta burocrazia anche là!), durante un congresso dell'Air. Ma ci frequentavamo dal 1971. Le avevo chiesto vent'anni di attesa, eventualmente prorogabili».

Sul periodo (1990-2005) trascorso in Sudamerica, ne avrebbe da raccontare. Si trovò anche coinvolto, nella Cordigliera andina, in una “guerra di giungla” col Perù, della quale diede qualche resoconto in servizi da lui inviati a giornali italiani (pubblicista dal 1978, Mecarozzi è autore di un interessante libro, edito a suo tempo da Radio Effe: Caduti e dispersi italiani in Russia, con le ultime lettere, da lui raccolte, scritte dai militari alle famiglie).

Dopo tante vicende, rientrato in Friuli, trascorre adesso le giornate in una villetta di Martignacco intento a riordinare le carte, documenti e fotografie, che ripercorrono la sua avventurosa esistenza. E, come accennato, sta completando la seconda edizione dell'enciclopedia sulla Musica per la scena (42 mila compositori, oltre trenta volumi). Ogni tanto lo prende un po' di nostalgia per l’Ecuador, la sua gente, il paesaggio, la fauna pittoresca (il leopardo Attilino, da lui “adottato”, col quale ha vissuto 15 anni).

In Ecuador era diventato qualcuno... «E mi trovavo bene: dal 2000 c'è un governo di sinistra che funziona, l'economia non va male (la moneta è il dollaro Usa). E ho ancora la cittadinanza ecuadoriana, oltre a quella italiana. Ma ecco, per concludere, il mio epitaffio: nacqui povero. Ho vissuto. Sono orgogliosamente povero».

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