Omero, Zorutti, la friulanità: è l’armonia della tradizione

La voce narrante è quella antica e piena del friulano Omero Antonutti, attore e doppiatore, indimenticabile interprete de "La notte di San Lorenzo" dei fratelli Taviani e di "Kaos", ma anche di "Un eroe borghese" di Michele Placido. La musica, cinematografica diremo, tanto potente è la capacità di evocare atmosfere e luoghi di terra, neve, pioggia, nebbie e sole, è del maestro Valter Sivilotti. Il coro, tutto maschile è l’aquileise Natissa.
E poi c'è la fisarmonica di uno dei piú bravi musicisti italiani, Sebastiano Zorza che con Marko Ferri alla chitarra e Mauro Meroi al contrabbasso, racconta una storia che è tutta friulana. Pietro Zorutti, autore ottocentesco di Strolic, una sorta di almanacco o meglio un calendario composto in forma poetica, ricco di scritti di tipo satirico, sentimentale, a sfondo agreste, scrisse per molta parte della sua vita letteraria poesie dedicate ai 12 mesi dell'anno. Ventitré i numeri, pubblicati inizialmente ogni tre anni, successivamente con frequenza annuale, nel periodo compreso tra il 1854 e il 1862.
L'ultimo numero uscí nel 1866, l'anno prima della sua morte. Mai avrebbe immaginato, Zorutti, nella sua casetta vicino a via Mantica, a Udine, che i suoi versi avrebbero potuto trasformarsi, grazie alla musica, in qualcosa che è davvero simile a un bel viaggio a occhi socchiusi. Perché è cosí che "Strolic, Almanacco in musica", una prima assoluta di Mittelfest, nata da un'idea del direttore Luca Bonutti, su testi di Pietro Zorutti si è presentato al pubblico di Cividale ieri sera, nella Chiesa di San Francesco, come un viaggio, una carrellata, un vento leggero che sfoglia il calendario e che attraverso i versi racconta il tempo dell'uomo quello che è fatto per essere in armonia con le stagioni che scorrono e che ritmicamente segnano il quotidiano.
I mesi, da febbraio in poi, escono dalla penna dell'autore, si appoggiano alle note e prendono vita, uno dietro l'altro trasformandosi in personaggi vivi e pulsanti, quasi umani e si fanno avanti in modo scanzonato, variopinto e accattivante, mai banale tanto che la partitura musicale e quella letterale si incastrano perfettamente, come fossero state pensate assieme da un unico autore.
Forse è la poesia stessa, che semplicemente e spontaneamente invita ad ascoltare i suoni delle stagioni e la musica che queste continuamente producono, forse è l'operazione in sé, lontana dal fattore nostalgia e vicina alla forma del recital di buona fattura, poco sfavillante eppure garbato, per nulla frivolo e di qualità vera, con musicisti, coristi, direzione e voce narrante di alta qualità.
E in uno spettacolo tutto al maschile, spetta a Claudia Grimaz e alla sua voce incantevole portare la testimonianza delicata e malinconica della terra friulana. Cosi gli ottanta minuti dello spettacolo volano veloci e conducono a una riflessione: il patrimonio della nostra cultura popolare è ricco e spontaneo e per molti totalmente da scoprire, ma basta guardarlo con occhi nuovi e accostarsi con curiosità per esserne conquistati. Tempo, tradizione e buona musica bastano.
Questo dice Strolic e per giunta bastano senza bisogno di effetti, tecnologie o travestimenti. Lunghissimo l'applauso del pubblico (che purtroppo non riempiva la platea) e che ha chiesto e ottenuto di riascoltare "Maggio" in una versione cantata e ritmata di lampi e tuoni, tipica delle primavere friulane.
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