Obi, i dipendenti di Reana protestano a Tavagnacco

TAVAGNACCO. Le poco incoraggianti previsioni meteo non sono bastate a a far desistere i lavoratori del punto vendita Obi di Reana del Rojale, che ieri mattina, a meno di un’ora dall’apertura, hanno...
Tavagnacco, 11 maggio 2013 Protesta dei dipendenti dell' OBI. © Foto Petrussi Foto Press / Ferraro Simone
Tavagnacco, 11 maggio 2013 Protesta dei dipendenti dell' OBI. © Foto Petrussi Foto Press / Ferraro Simone

TAVAGNACCO. Le poco incoraggianti previsioni meteo non sono bastate a a far desistere i lavoratori del punto vendita Obi di Reana del Rojale, che ieri mattina, a meno di un’ora dall’apertura, hanno chiuso i battenti del negozio per spostarsi sul piazzale del nuovo store di Tavagnacco.

Obiettivo del presidio: protestare ancora contro la scelta aziendale di chiudere Reana senza alcuna considerazione per i 22 lavoratori che si vedrebbero ricollocare tra Tavagnacco e altri store in giro per l’Italia. “Obi… ettivo a casa” recitava ancora il cartellone divenuto il simbolo della vertenza.

«Non molliamo – ha chiarito Francesco Buonopane (Filcams Cgil) –. Abbiamo chiesto un incontro alla presidente della Regione, Debora Serracchiani, che speriamo ci riceva a breve prima dell’incontro in Provincia del 24 maggio». «L’auspicio – ha aggiunto Andrea Sappa (Uiltucs Uil) – è che il governatore faccia ragionare l’azienda facendole capire che la nostra richiesta di coinvolgere nella trattativa il negozio di Tavagnacco è la strada migliore». Viceversa, il rischio è, per il sindacato, di costituire un precedente pericoloso per il comparto del commercio, ma non solo. «Devo tagliare i costi? Apro una nuova sede, assumo nuovo personale e licenzio quello vecchio e più costoso. Così – per Buonopane – si aggira la legge, ma si vien meno alla responsabilità sociale e d’impresa».

Questo e altro i lavoratori hanno spiegato ieri, con tanto di volantino, ai numerosi clienti che, complice il cattivo tempo, hanno scelto di varcare l’ingresso di Obi contribuendo al successo del presidio. Che potrebbe non essere l’ultimo. «Faremo il possibile per far cambiare idea all’azienda e tutelare l’occupazione – ha concluso Athos Di Stefano (Fisascat Cisl) –, non escludiamo altre proteste».

Maura Delle Case

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