Nuovo salasso in Friuli: stangata sulla tassa rifiuti

Crescono i costi dei termovalorizzatori e quindi anche del conferimento. Migliaia di cittadini delle province di Udine e Pordenone saranno costretti a pagare una Tari più pesante rispetto agli anni passati, l’aumento potrebbe salire fino a 20 euro l’anno per ogni famiglia
Udine 17 Luglio 2014 cassonetti net Copyright Petrussi Foto Turco Massimo
Udine 17 Luglio 2014 cassonetti net Copyright Petrussi Foto Turco Massimo

UDINE. Tariffa dei rifiuti, è in arrivo il salasso. Migliaia di cittadini delle province di Udine e Pordenone saranno costretti a pagare una Tari più pesante rispetto agli anni passati. L’aumento potrà arrivare a toccare i 20 euro nelle famiglie composte da quattro persone.

Impianti del Nord Italia saturi

Le cause sono da ricercare al di fuori dei confini regionali. I termovalorizzatori del Nord Italia si ritrovano al momento saturi a causa soprattutto dei rifiuti indifferenziati prodotti da altre zone del Paese (Roma e Napoli). Per questo motivo i gestori hanno applicato un aumento dei prezzi dell’ordine del 25 – 30%. A cascata a rimetterci è anche il virtuoso Friuli che, a sua volta, si serve degli impianti di Milano e Brescia per collocare il combustibile solido secondario prodotto in loco dai nostri gestori di rifiuti.

Risultato: i costi della parte riguardante lo smaltimento dell’indifferenziata sono aumentati. Net e Ambiente Servizi, le due maggiori società che gestiscono i rifiuti nelle province di Udine e Pordenone, lo hanno fatto presente in questi giorni ai Comuni. E ora le amministrazioni dovranno far quadrare i conti per non gravare troppo sulle tasche dei cittadini.

Le ricadute in provincia di Udine

La Net si è distinta in questi anni per la raccolta differenziata. Non è un caso se Udine nel 2017 è la seconda città meno cara in Italia con una spesa di 160 euro a famiglia. Ma anche la società friulana ha dovuto fare i conti con l’aumento dei prezzi dei gestori dei termovalorizzatori del Nord Italia. «Siamo riusciti ad abbassare i costi dei servizi e dei trasporti» rende noto il direttore generale Massimo Fuccaro che prevede una crescita media della Tari del 5 – 6% nei Comuni. Tradotto: 5 euro al massimo in più a persona.

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«Per un principio di prossimità del ciclo dei rifiuti l’ideale – sottolinea il dg – sarebbe che Roma e Napoli smaltissero in loco ciò che producono, perlomeno l’indifferenziata, senza intasare gli impianti del Nord Italia». Ancora da stimare quanto dovranno pagare i cittadini che ricadono nell’ambito gestito da A&T 2000 (50 Comuni in provincia di Udine più San Dorligo della Valle nella provincia di Trieste).

«Da noi – precisa la presidente Anna Arteni – la raccolta porta a porta spinta ha portato a ottimi risultati. Quindi non dovrebbero verificarsi effetti traumatici. Sia i comuni a tariffazione puntuale sia quelli a tributo hanno una produzione media di scarti tra le più basse tra tutti i gestori regionali. Ciò consentirà alle amministrazioni di risentire in minor misura dell’aumento del costo di smaltimento del rifiuto residuale».



In provincia di Pordenone


Non va meglio la situazione in Europa. Ne sa qualcosa Ambiente Servizi (23 i Comuni serviti, tra cui Sacile, San Vito al Tagliamento, Spilimbergo e Azzano Decimo) che ha stretto in passato accordi commerciali con cementifici dell’Ungheria, della Slovacchia, della Slovenia e dell’Austria dove conferire il combustibile solido secondario.

«L’aumento dei costi, comprensivo di trasporto e conferimento, è stato di 20 euro a tonnellata» spiega il presidente Isaia Gasparotto che ha spalmato la crescita della Tari nel prossimo triennio nell’ordine di 2, 5% all’anno. Tradotto anche qui: dai 2 ai 3 euro al massimo a persona.

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«Purtroppo i gestori di questi impianti che bruciano rifiuti per generare energia – spiega – hanno il coltello dalla parte del manico. E applicano prezzi sempre più elevati». Che il problema esista è chiaro a tutti, anche a Pierluigi Ceciliot, presidente della Snua (una ventina i Comuni serviti nell’area montana) che pone l’accento anche sulla saturazione delle discariche.

«Tanti materiali non possono essere reimpiegati – dice – e quindi devono essere portati in discarica. I prezzi sono saliti da 100 a 150 euro a tonnellata e questo ha delle ricadute sull’utente finale costretto a pagare tariffe più alte. Stiamo cercando di capire se i parametri verranno ritoccati. L’incidenza dovrebbe essere vicina al 2%. Per ovviare a questo problema cercheremo di fare investimenti sui nostri impianti per recuperare più materiale possibile».

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