Nuovo salasso in Friuli: stangata sulla tassa rifiuti

UDINE. Tariffa dei rifiuti, è in arrivo il salasso. Migliaia di cittadini delle province di Udine e Pordenone saranno costretti a pagare una Tari più pesante rispetto agli anni passati. L’aumento potrà arrivare a toccare i 20 euro nelle famiglie composte da quattro persone.
Impianti del Nord Italia saturi
Le cause sono da ricercare al di fuori dei confini regionali. I termovalorizzatori del Nord Italia si ritrovano al momento saturi a causa soprattutto dei rifiuti indifferenziati prodotti da altre zone del Paese (Roma e Napoli). Per questo motivo i gestori hanno applicato un aumento dei prezzi dell’ordine del 25 – 30%. A cascata a rimetterci è anche il virtuoso Friuli che, a sua volta, si serve degli impianti di Milano e Brescia per collocare il combustibile solido secondario prodotto in loco dai nostri gestori di rifiuti.
Risultato: i costi della parte riguardante lo smaltimento dell’indifferenziata sono aumentati. Net e Ambiente Servizi, le due maggiori società che gestiscono i rifiuti nelle province di Udine e Pordenone, lo hanno fatto presente in questi giorni ai Comuni. E ora le amministrazioni dovranno far quadrare i conti per non gravare troppo sulle tasche dei cittadini.
Le ricadute in provincia di Udine
La Net si è distinta in questi anni per la raccolta differenziata. Non è un caso se Udine nel 2017 è la seconda città meno cara in Italia con una spesa di 160 euro a famiglia. Ma anche la società friulana ha dovuto fare i conti con l’aumento dei prezzi dei gestori dei termovalorizzatori del Nord Italia. «Siamo riusciti ad abbassare i costi dei servizi e dei trasporti» rende noto il direttore generale Massimo Fuccaro che prevede una crescita media della Tari del 5 – 6% nei Comuni. Tradotto: 5 euro al massimo in più a persona.
«Per un principio di prossimità del ciclo dei rifiuti l’ideale – sottolinea il dg – sarebbe che Roma e Napoli smaltissero in loco ciò che producono, perlomeno l’indifferenziata, senza intasare gli impianti del Nord Italia». Ancora da stimare quanto dovranno pagare i cittadini che ricadono nell’ambito gestito da A&T 2000 (50 Comuni in provincia di Udine più San Dorligo della Valle nella provincia di Trieste).
«Da noi – precisa la presidente Anna Arteni – la raccolta porta a porta spinta ha portato a ottimi risultati. Quindi non dovrebbero verificarsi effetti traumatici. Sia i comuni a tariffazione puntuale sia quelli a tributo hanno una produzione media di scarti tra le più basse tra tutti i gestori regionali. Ciò consentirà alle amministrazioni di risentire in minor misura dell’aumento del costo di smaltimento del rifiuto residuale».
«L’aumento dei costi, comprensivo di trasporto e conferimento, è stato di 20 euro a tonnellata» spiega il presidente Isaia Gasparotto che ha spalmato la crescita della Tari nel prossimo triennio nell’ordine di 2, 5% all’anno. Tradotto anche qui: dai 2 ai 3 euro al massimo a persona.
«Purtroppo i gestori di questi impianti che bruciano rifiuti per generare energia – spiega – hanno il coltello dalla parte del manico. E applicano prezzi sempre più elevati». Che il problema esista è chiaro a tutti, anche a Pierluigi Ceciliot, presidente della Snua (una ventina i Comuni serviti nell’area montana) che pone l’accento anche sulla saturazione delle discariche.
«Tanti materiali non possono essere reimpiegati – dice – e quindi devono essere portati in discarica. I prezzi sono saliti da 100 a 150 euro a tonnellata e questo ha delle ricadute sull’utente finale costretto a pagare tariffe più alte. Stiamo cercando di capire se i parametri verranno ritoccati. L’incidenza dovrebbe essere vicina al 2%. Per ovviare a questo problema cercheremo di fare investimenti sui nostri impianti per recuperare più materiale possibile».
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