Turello (Ausir): "In regione va chiuso il ciclo di smaltimento"

Il presidente dell'Autorità: "L’indifferenziata è la quota che va più a pesare nelle tasche dei cittadini"

UDINE. Impianti del Nord Italia saturi e troppo costosi? Meglio allora portare i nostri combustibili solidi secondari a Trieste dove c’è già un termovalorizzatore chiudendo così direttamente in regione il ciclo dei rifiuti. Un’ipotesi questa da non scartare secondo Nicola Turello, presidente dell’Ausir, l’autorità unica per i servizi idrici e i rifiuti nata nel 2017 e diventata operativa con la nomina del direttore pochi giorni fa.



«Questa nuova realtà – spiega Turello – è ancora in fase di strutturazione e ha da poco dato mandato a tre professionisti di raccogliere i dati dei cicli dei rifiuti dei gestori regionali per capire dove vanno a finire e quali sono i costi».

«Se vogliamo abbassare le spese – afferma – dobbiamo arrivare all’autogestione e quindi chiudere in Friuli Venezia Giulia il ciclo dei rifiuti. Il problema non ci si pone per quanto riguarda l’umido e il secco perché siamo dotati di impianti. Esiste invece per l’indifferenziata che è la quota che va più a pesare sulle tasche dei cittadini». Ed è proprio quello che sta accadendo in questi giorni con le amministrazioni costrette a rivedere i conti per non arrivare a una Tari troppo pesante.

«La soluzione – sottolinea Turello – è quella del termovalorizzatore di Trieste. La regia regionale che si è costituita con l’Ausir va proprio in questa direzione, quella di giungere a un’autogestione in Friuli Venezia Giulia dei rifiuti».

Si spinge oltre, invece, il presidente di Ambiente Servizi, Isaia Gasparotto, che vede di buon grado un’intesa Friuli e Veneto per la costruzione di un inceneritore. «Costruire discariche – dichiara – è fuori dai tempi. Significherebbe tornare indietro. Meglio allora fare sinergia con la nostra regione più vicina per realizzare un impianto all’avanguardia. Il modello è quello di Torino da 500 mila tonnellate all’anno. È nato due anni fa e ha risolto molti problemi in Piemonte».

«Ovviamente dovremmo essere tutti d’accordo – conclude – e so che di questi tempi è più facile dire di no. Come è successo per noi. Avevamo costruito un rapporto con il cementificio ma poi sono sorti i comitati. Ma bisogna rendersi conto che è difficile superare l’82% di raccolta differenziata. Altrimenti l’alternativa è trovare prima o poi i rifiuti in strada». (d.v.)

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