Non ha mai lasciato Pedemonte Sulla stele c’è la sua immagine

Non viaggiava, cercava quanto bastava per vivere Si accontentava di trasmettere la sua passione ai tanti giovani che lavoravano nella cava

Scoperta, fra gli applausi, l’effige monumentale in pietra del maestro scalpellino Gio Battista Cipolat Andrean. E molti anziani ricordano gli aneddoti, tramandati fino a oggi, che lo riguardano.

Non amava viaggiare, viveva nella sua Pedemonte trasmettendo in cava l’arte di scalpellino agli altri. Disinteressato, cercava quanto gli bastava per vivere. Guerra e dopoguerra, con l’epidemia di Spagnola, ne avevano portati via tanti (Aviano conta 296 caduti in guerra e 150 morti di spagnola su 12 mila abitanti) e impoverito la comunità. La giunta comunale socialista, eletta nel 1920, falcidiata dall’emigrazione, dura solo due anni. Andrean vive come può a Pedemonte, ma arriva un giorno importante.

Ai primi di novembre del 1923, a Villotta si inaugura il monumento dedicato ai caduti di Somprado, Villotta, Castello e Piante. Andrean vuole partecipare, ma ha i calzari di pezza rotti e per recuperarne un paio di buoni va dalle famiglie che conosce fin che trova quella che può prestarglieli. L’inaugurazione del monumento vede accesi contrasti fra fascisti e socialisti che, raccontavano i più anziani, giungono alle mani.

Un episodio, quello di Andrean significativo sulle condizioni di vita deli scalpellini che, al lavoro in cava, aggiungevano l’emigrazione per poter far fronte alle esigenze familiari. La cooperativa della cava di Pedemonte continua a operare nel ventennio fascista, sciolta d’ufficio dal ministero delle Cooperazioni il 6 agosto 1942, come testimonia la documentazione dell’Archivio storico comunale. –

S.C.

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