Nessuna moschea a San Daniele: lo assicura il sindaco

Paolo Menis ha preso posizione sul sito internet del Comune. «Impossibile realizzare quel luogo di culto senza autorizzazioni»

SAN DANIELE. «Non ci sarà alcuna moschea a San Daniele. L’ipotesi è inesistente e impraticabile».

Il sindaco Paolo Menis sceglie di riferire sulla questione della possibile apertura di una moschea in città attraverso il sito istituzionale del Comune sul quale, ieri mattina, ha pubblicato un comunicato ufficiale.

Il primo cittadino ripercorre la cronaca delle ultime settimane che ha preso le mosse da «un manifesto appeso a Cussignacco – scrive – all’ingresso di un raduno di persone per celebrare il ramadan e che riportava la dicitura “aiutateci a raccogliere fondi per la moschea a San Daniele” con tanto di iban e cifre».

Il sindaco spiega di essersi confrontato con le autorità di pubblica sicurezza locali e provinciali e di aver convocato sia le aziende della zona artigianale sia i rappresentanti della associazione Atlas per fare il punto della situazione e spiegare loro qual è la posizione dell’amministrazione comunale e cosa si intende fare.

«Il sindaco – ha scritto sul sito Menis –, in entrambi gli incontri, ha ribadito che nella zona artigianale non sarà possibile realizzare alcuna moschea e che quanto comparso in quel manifesto, è sbagliato, fuorviante e scorretto nei confronti dei cittadini di San Daniele.

Tutti sanno, o immaginano, che non è possibile realizzare un luogo di culto così delicato senza autorizzazioni, addirittura governative, e senza una puntuale previsione del Piano urbanistico comunale; ancor più in questo momento storico in cui assistiamo a un folle e sanguinoso attacco al nostro modo di vivere. Quindi – prosegue – l’ipotesi “moschea a San Daniele del Friuli” è inesistente e impraticabile!»

Il sindaco, dunque, pur ricordando che in questi ultimi anni non c’è mai stata alcuna lamentela nei confronti delle attività realizzate da questa associazione culturale, regolarmente iscritta al Registro regionale del volontariato, e che spesso ha collaborato con le iniziative dell’associazionismo locale, ha tuttavia stigmatizzato il comportamento dei rappresentanti dell’associazione culturale Atlas «per aver diffuso una comunicazione ingannevole per l’opinione pubblica e ha richiamato a comportamenti collaborativi in ogni situazione con le comunità locali.

Gli associati ad Atlas (circa una trentina) continueranno ad incontrarsi nella loro sede di via Oscar Romero e a svolgere le loro attività culturali, sociali ed educative (che bisogna dire prevedono anche le preghiere secondo il loro rito). Il Comune – chiarisce infine -, che non ha la facoltà di negare tali attività, trattandosi tra l’altro di accordi intrapresi tra privati, potenzierà i controlli amministrativi e relativi alla sicurezza se non altro per un maggior controllo sui frequentatori del sito provenienti da altre località della regione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto