Nella cipolla del campanile una capsula del tempo con testimonianze del passato

CAMPONGO TAPOGLIANO. Ha una data certa la costruzione delle tre cipolle poste a ornamento del campanile di Tapogliano: il 1905. A rivelarlo il ritrovamento, durante i recenti lavori di restauro, di una documentazione manoscritta del falegname Vincenzo Plett, nascosta in una sorta di capsula del tempo nella più alta delle tre cipolle.
Il ritrovamento della capsula
Durante i lavori, le maestranze hanno rinvenuto, sotto una fascia di lamiera applicata ad una trave del tamburo del campanile due fogli di carta, ingialliti dal tempo. Tra le altre cose vi si legge l’indicazione di cercare «nella prima balla sotto la croce» un «vaso di latta» con «il disegno della cuppola qualche moneta dei nostri tempi e un’altra iscrizione».
Si tratta di testi posti probabilmente l’anno successivo che fanno riferimento al vaso nascosto nel 1905. Una sorta di caccia al tesoro regalata dal passato che le maestranze hanno prontamente intrapreso.
E il tesoro c’era: eccome. Applicato a una trave di sostegno della cipolla più piccola un cilindro di metallo, arrugginito, conservava una moneta da 1 centesimo di corona austroungarica, ma anche due fogli di carta con i disegni e altri fogli, di diverse dimensioni.
I documenti riemersi
Le carte permettono innanzitutto di ricostruire l’epoca, quella in cui “Regnava Imperatore Francesco Giuseppe I” e in cui era “Podesta Comunale Cesare De Zatoni”. E poi tramandano i nomi di chi si occupò della realizzazione, arrivata a costare “5000 corone”: Giuseppe Chirca di Versa fu il direttore dei lavori, Giovanni Tiziani di Campolongo lo stagnaio– lattoniere, i fratelli Ermacora e G. Batta Bergamasco muratori e naturalmente il falegname Vincenzo Plett. Egli era orgoglioso del proprio lavoro.
“Etterna memoria – scrive – di mia mano fu fatta questa cuppola Nell’anno 1905”. E auspica che, in caso di rifacimento la cupola venga riproposta tale e quale: “quando la fatte nuova fattela compagna e pregate un Deprofundis per mi”. Interessanti i disegni che riportano misure, scala, indicazioni e perfino l’entusiasta appartenenza all’Impero: “W il nostro Imperatore Francesco Giuseppe I e Viva L’Austria” si legge nella parte alta di uno degli schizzi.
L'autore dei testi
È lo storico locale Giulio Tavian, che ha esaminato i documenti, a rivelare qualcosa di più su questo falegname. «Nella memoria dell’anno successivo, Plett racconta la propria storia: è nativo di Aiello e vive a Tapogliano, dove si è trasferito nel 1898, sposandosi con Albina Schneider di cui resta vedovo nel 1903 poiché “Dio a voluto ciormela”.
Si sofferma su altri suoi lavori, come il restauro della chiesa di Santa Margherita, il quadro raffigurante S. Antonio, il trono della Madonna, il suo contributo alla costruzione delle «scole popolari che prima li toccava ai fioli andare a Campolongo a qualungue tempo» e il restauro della cappella di San Gaetano, mandando “una donna in giro pel paese a cercar la limosina”».
La storia del campanile
Il campanile di Tapogliano, nella sua struttura principale è tuttavia molto più antico. Fu costruito nel 1588 presso la chiesa medievale di San Martino splendidamente affrescata da Antonio da Firenze. Nel 1790 fu demolita la “vecchia cima del campanile” e ne fu edificata una nuova. “Nel XIX secolo – prosegue Tavian – fu eretto il tamburo.
Edificato in mattoni e arricchito da una serie di arcate cieche intonacate e dipinte a finti mattoni di colore scuro, era sormontato da una croce. E nel 1905 furono, appunto, costruite le tre cipolle ornamentali in rame, elevando così la torre fino ad una trentina di metri”. Nonostante alcuni interventi di restauro realizzati in passato, negli ultimi tempi il campanile presentava infiltrazioni, problemi di stabilità, situazioni di degrado.
I lavori di restauro
I lavori di restauro, cominciati nell’estate del 2017, sono stati realizzati grazie a un contributo di 150.000 euro da parte di Cei e Regione. Sotto la direzione dell’arch. Giacomo Pantanali e dell’ing. Giovanni Gregorat hanno lavorato le ditte Weffort, Canciani e Simet.
Si è provveduto alla manutenzione della porta d’ingresso, alla pavimentazione del pianoterra, al restauro dell’antica meridiana, alla realizzazione di solai e scale, salvaguardando il più possibile le travi originali. Si sono pulite le facciate, estirpata la vegetazione infestante, steso e l’intonaco e restaurati gli altri elementi lapidei.
È stato inoltre risistemato l’orologio con i colori originari. La cella campanaria è stata illuminata, le bifore protette con reti anti-volatili e il tamburo ottagonale rinforzato.
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