Nella borgata di 34 abitanti fiocco azzurro dopo vent’anni

A Chiaulis è venuto al mondo Leonardo Candussio, figlio di Raffaele e Cristina. Nella frazione carnica, che fa parte dell’Ecomuseo , oggi non c’è più neppure il bar

PAULARO. Era il 1995 quando a Chiaulis, frazione di Paularo abbarbicata a 600 metri di quota sul pendio che sovrasta la provinciale, nacque una bambina, salutata con gioia da tutta la piccola frazione. Oggi che Valentina affronta i suoi primi esami universitari, esattamente vent’anni dopo, un altro fiocco è apparso su una casa del paesino, questa volta azzurro, per annunciare ai 34 residenti la nascita del piccolo Leonardo Candussio, primogenito di Raffaele, quarantunenne dipendente di una ditta del settore edile, e di Cristina Menegon, 35 anni, che hanno scelto di vivere nel borgo antico della famiglia di lui.

Veramente i fiocchi per Leonardo sono stati tanti, e hanno decorato tutto il paese insieme alla grande cicogna apparsa sulla casa dei Candussio lo scorso 26 dicembre, giorno di Santo Stefano, quando durante una bella nevicata Leonardo ha deciso di venire alla luce nell’ospedale di Tolmezzo, luogo d’origine di mamma Cristina, che nel capoluogo lavora come impiegata.

Una nascita dopo vent’anni è un evento, soprattutto quando avviene in un paese di montagna dove le cosiddette comodità sono ben lontane dagli standard cui la vita di città ci ha abituato. Eppure c’è chi decide con tenacia e attaccamento alle proprie origini di continuare a vivere in luoghi di montagna, sfidando i disagi e le difficoltà, cercando in quelle radici antiche il nutrimento per la vita futura.

Così hanno fatto Raffaele e Cristina. La nascita del loro bimbo ha portato una ventata di gioia in tutta la comunità, in particolare alla nonna paterna Margherita (e alla zia Elisa), tanto che la nonna ha scritto una letterina davvero inusuale alla cicogna (una copia è stata inviata anche al nostro giornale) per ringraziarla di aver «riscoperto il piccolo paese nascosto tra il bosco e i prati».

«A Chiaulis oggi non c’è niente - racconta Margherita Menean, insegnante in pensione -, quando io sono arrivata qui sposa nel ’68 c’era l’osteria che era anche negozio e luogo di incontro molto frequentato, i figli dei titolari sapevano suonare ognuno uno strumento, erano un richiamo per tutto il paese. Negli anni intorno al terremoto le cose sono cambiate, la gente è andata via, molti anziani ci hanno lasciato». Però Chiaulis non si è svuotata completamente, molte case sono state ristrutturate, e i suoi abitanti mantengono una coesione sociale che spesso si ritrova nei piccoli borghi di montagna: «Ci teniamo uniti - riferisce Margherita -, c’è solidarietà e la voglia di darsi una mano, soprattutto verso chi ha più bisogno come gli anziani soli».

Il paese, che è tutto pedonale con le sue stradine di ciottoli (le auto si lasciano nel piccolo piazzale all’ingresso), vanta anche alcune caratteristiche che lo hanno fatto entrare nell’Ecomuseo grazie ai retaggi del passato, come i vecchi porcili non più in uso, conservati così come erano un tempo, e i locali per l’affumicatura dei salumi, fonte di una piccola economia. Dal profano al sacro, con la chiesetta del ’700 dedicata ai Santi Pietro e Paolo, dove il sabato sera si celebra la messa grazie al parroco che arriva da fuori. Un altro piccolo segnale di una comunità che non molla.

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