Nel palazzo: un incubo, ora abbiamo paura

L’inquilina del piano di sopra: i tempi sono cambiati e la minaccia, ormai, è arrivata a casa nostra

UDINE. «Begoski viveva nell’appartamento sotto il mio. Sapevo che andava via di notte perchè io, viaggiando parecchio, spesso rincasavo alle 3-3.30 e proprio a quelle ore mi capitava di vedere Begoski uscire dal suo appartamento e allontanarsi in auto verso il centro». La testimonianza è di Gianpaola Guidi, che abita nell’appartamento al piano di sopra rispetto all’alloggio in cui risiedeva Sefidan Begoski.

«Aveva questa barba rossastra, di solito era vestito alla maniera islamica, in bianco – racconta l’ex vicina –. I modi erano gentili ed educati. Salutava sempre quando lo si incrociava. Aveva un modo di porsi dignitosissimo. A volte gli immigrati appaiono piuttosto sfuggenti. Lui no, era cordiale anche se non dava confidenza». «Nei mesi che ha trascorso qui non avevo colto stranezze o abitudini che generassero sospetti – continua la signora Gianpaola – ad eccezione delle sue uscite notturne che notavo anche le volte in cui mi capitava di alzarmi prima dell’alba, magari semplicemente per affacciarmi alla finestra e vedere che tempo facesse. Beh, lui tra le 3 e le 4 saliva in auto, e andava verso il centro città».

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Sapere delle visite del cugino di Begoski (sospettato di essere un combattente jihadista) nell’appartamento al piano di sotto e degli accertamenti sulle presunte simpatie dello stesso Begoski verso il fondamentalismo non lascia indifferente l’ex vicina. «Mi sembra un incubo – sottolinea Gianpaola Guidi –. É la conferma che ci stiamo addentrando in un periodo sempre più difficile anche nel nostro Friuli e non si può non inquadrare il problema nel contesto più ampio del problema immigrazione. Una volta c’erano pochi extracomunitari e li aiutavamo volentieri mentre adesso siamo travolti e c’è diffidenza. Da parte di noi italiani c’è meno altruismo nei confronti degli immigrati ed è una cosa che mi dispiace.

Purtroppo, con l’esplosione del fondamentalismo e tutte le violenze che vediamo in televisione e sui giornali è difficile non essere un po’ prevenuti. E poi c’è il problema della criminalità. Sono la prima a dire che chi arriva con i barconi va aiutato ma anche l’Italia ha tanti problemi e non possiamo farci carico di risolverli tutti. É bello parlare di società multietnica ma non a discapito della sicurezza. Una volta, quando tornavo a Udine in treno alle 3 di notte, aspettavo tranquilla il taxi davanti alla stazione ma adesso ho paura, è tutto un guardarsi attorno e non mi fido più». (p.t.)

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