Nel cuore di Milano c'è un'osteria made in Friuli

L’udinese Gunnar Cautero gestisce da cinque anni l’antica “Osteria della stazione”. Propone ai clienti i prodotti della sua terra, dal frico al prosciutto di San Daniele, ai vini 

UDINE. Un piccolo angolo di Friuli nel cuore di Milano, pronto a stupire e conquistare i palati lombardi. È l’Osteria della Stazione di via Popoli Uniti, da cinque anni gestita da Gunnar Cautero (originario di Udine) assieme alla compagna Daniela Mariani. Un locale storico che, racconta Cautero, «esisteva già nel 1930 come drogheria e privativa. Dal 1948 è divenuta osteria a tutti gli effetti».

Gunnar, nato 55 anni fa nel capoluogo friulano ma trasferitosi a Milano con la famiglia nel 1966, ha cominciato la sua avventura dietro lo storico bancone il 30 luglio 2012. Dopo una vita nello sport – ha lavorato nella segreteria di direzione della Fisi (Federazione italiana sport invernali), è stato giocatore di football americano e ha gestito negozi specializzati – , ha deciso di dare una svolta alla sua vita.

E per farlo, si è confrontato con papà Gianfranco, apprezzato giornalista: «Secondo te, se mi buttassi nel campo dell’enogastronomia ce la potrei fare?», la domanda.

L’assenso del genitore è stata la molla che lo ha spinto dapprima a gestire un ristorante all’interno del Teatro Verdi, nel quartiere Isola, per poi rilanciare l’Osteria della Stazione, nome al quale da qualche mese è stata aggiunta la dicitura “l’originale” per differenziarla da un’altra attività omonima.

Il prossimo 25 novembre Gunnar entrerà a far parte del Ducato friulano dei vini e il suo locale sarà designato quale delegazione locale del sodalizio.

La scelta è stata di puntare sui sapori friulani: e così, Cautero propone l’immancabile frico, con ricetta tradizionale e nelle varianti allo speck d’oca, con lo sclopit, il radic di mont, alle mele renette e al tartufo «e presto – racconta Cautero – arriverà quello con la zucca».

Il menu contempla poi lo spaghettone all’uovo con pitina, mazzancolle e crema di aglio di Resia, i cjalsons ripieni di radic di mont e formaggio “asìn” al burro di Santoreggia e i formaggi di malga, oltre al prosciutto di San Daniele stagionato 36 mesi. Il tutto, innaffiato dal vino delle cantine di Colli Orientali, Collio, Grave e Carso.

«Vorrei inserire – sottolinea Gunnar Cautero – aceto di mele e due tipi di olio, arrivando a una gamma del 75-80% di prodotti friulani. Sto pensando di mettere in piedi una piattaforma che, una volta al mese, mi permetta di portare a Milano le materie prime.

Ci tengo che siano fresche e di qualità». E così, ai milanesi ha fatto scoprire i prelibati sapori friulani, «ma se viene a trovarmi un conterraneo, non posso che fargli assaggiare il classico ossobuco di vitello con risotto giallo», preparato dalle sapienti mani del cuoco Mauro Spollon che, assieme ad altre sei persone, fa parte dello staff.

Ma in Friuli torna mai? «Nel 2017 ci sono venuto 4-5 volte, in precedenza capitavo una volta l’anno facendo base a Tricesimo. Ho stretto un bel rapporto di amicizia con Luigi Faleschini, il “Gigi Verdura” pioniere del biologico che ho cercato per il radic di mont. Ho scoperto un grande professionista innamorato del suo lavoro».

Cosa si sente di aver portato a Milano dal Friuli? «L’attaccamento alla mia terra, che non smetto mai di “promuovere” ai clienti».

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