Negozi sfitti e portici vuoti: via Vittorio Veneto muore

Udine, i commercianti chiedono la riapertura al traffico e i parcheggi in piazza Duomo. C’è chi punta sugli eventi musicali e sulle vetrine all’aperto per rilanciare il centro

UDINE. «Se dieci anni fa era moribonda, ora possiamo decretarne davvero la fine». A godere di pessima salute è una via centrale, storica, elegante, eppure - secondo i suoi commercianti - assai maltrattata, ormai da anni: via Vittorio Veneto ancora una volta richiama su di sé attenzione affinché sia valorizzata come merita, coi suoi eleganti palazzi e i suoi portici accoglienti. Eppure appare sempre troppo vuota, soprattutto dal pomeriggio, e la lunga serie di negozi sfitti certo non invoglia a fare shopping.

«La strada va rivitalizzata» ribadisce - anche se stavolta forse con più rassegnazione - la famiglia Folegotto della ultracentenaria pasticceria. Come? «Riaprendo al traffico, lasciando parcheggiare in piazza Duomo che così com’è, ampia e desolata, non serve a nulla».

«Organizzando eventi ma non una tantum, lasciando suonare i ragazzi in strada, pensando a una strategia politica che funzioni e distragga dai centri commerciali, riportando in città gli udinesi»: questi i suggerimenti degli esercenti, già alle prese con la crisi e la concorrenza; «almeno l’amministrazione comunale non ci abbandoni», aggiunge Alice Martinis, che quattro anni fa ha rilevato la tabaccheria dopo aver da Limoni.

E se il turn-over di gestioni, soprattutto per i locali e bar, è fisiologico - al posto del giapponese, ad esempio, c’è ora una rosticceria campana -, spiace invece rilevare come le tante serrande abbassate erano attività che lavoravano bene ma non hanno retto ai costi, come il bar Sottovoce, chiuso pochi mesi fa. Idem per i genuini gelati di Paolo Dolce, noto per il gusto “dolcebau” creato apposta per i cani e il “cioccolatino sospeso” che offriva agli studenti. Schiacciato dai costi e dalla concorrenza della nuova gelateria, sorta a pochi metri, Dolce ha mollato: «La mia proposta purtroppo non ha avuto sufficiente riscontro e la crisi del centro di Udine ha fatto il resto».

«Non è solo via Vittorio Veneto, ma tutto il centro a soffrire, ormai lo abbiamo ripetuto a sfinimento. Eppure si continua a non fare nulla per cambiare la situazione», sottolinea Folegotto. Banche e studi legali hanno snaturato la vocazione commerciale di questa importante arteria stradale collegata a via Mercatovecchio, oggi entrambe percepite “monche” a causa della ztl.

A chiudere però sono anche gli uffici, come quelli della Regione di fronte alle Poste, «e chi sopravvive lo fa con difficoltà - aggiunge Marco Gaspari della libreria Einaudi -. Manca una politica che valorizzi le vie del centro. Anche la cultura crea aggregazione, non solo le osterie, però da soli non ce la facciamo; il Comune dovrebbe creare percorsi che attirino gente; per esempio giovani musicisti potrebbero fare le prove qui in strada, noi ci offriremmo di collegare i cavi. La musica in centro manca, mentre è onnipresente nei centri commerciali, e anche questo incide.

E poi va valorizzata la nostra forza, ossia i portici. Potremmo esporre all’esterno i prodotti creando vetrine all’aperto come accade ad esempio a Bologna. A Udine ci sono le piazze, i cinema, le librerie. La città diventa vivibile, con la sua storia e bellezza, se prima si fa un passaggio: valorizzare le sue vie e quindi i negozi».

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