Negozi di dischi, una rarità ma Good music non lascia

Quella serranda abbassata per sempre non si è quasi fatta sentire. Eppure, dal 1965, si alzava ogni giorno per aprire una finestra sulla musica.
Dischi Eugenio, dal 1965, a Codroipo, «era il più “vecchio” negozio di dischi del Friuli» racconta Federico Ottogalli, figlio e ultimo titolare dell’esercizio.
Federico, che con la moglie Donatella Benvenuto gestisce (titolare Donatella) il negozio Good Music in via Brusafiera a Pordenone: lo scorso settembre ha deciso di chiudere l’attività di famiglia e concentrarsi solo a Pordenone.
«Papà è andato in pensione e non potevamo permetterci un dipendente. Ho provato a fare su e giù ma era improponibile – spiega – anche perché la crisi economica ha ridotto drasticamente anche questo settore e continuare è durissima».
Se tutti i settori merceologici sono in difficoltà, quello della discografia lo è in modo particolare e tenere aperto è una scelta di resistenza.
«E’ durissima anche perché siamo in due ma a fine mese lo stipendio è uno. Ci stiamo muovendo per fare altre scelte – spiega Ottogalli – ma allo stesso tempo proviamo a resistere con le unghie e con i denti, non vorremo chiudere questo negozio».
Nel negozio di Pordenone c’è la vita di una famiglia oltre che di un’impresa. Donatella Benvenuto ha rilevato l’attività nel 1999, quando l’esercizio si affacciava in piazzetta Cavour e i “Good music” erano due: l’altro, in corso Garibaldi, diventò poi Discorso.
Oggi non c’è più, come non c’è nemmeno più Virus, altro punto di riferimento per gli appassionati di musica in città.
Se chiudesse una libreria tutti se ne accorgerebbero, il lento spegnersi dei negozi che vendono dischi, invece, si fa notare meno.
Oltre a Good music restano Catelli e Freesby in viale Grigoletti, mentre chi ha tentato l’avventura nei centri commerciali si è dovuto ricredere. Le stesse catene che vendono prodotti elettronici hanno ridotto di molto l’offerta di dischi e film.
«Sicuramente internet ha rivoluzionato l’accesso alla musica – dice Ottogalli – ma non è solo quello. C’è un problema generale di disponibilità economica per cui si rinuncia più facilmente a ciò che non è considerato indispensabile. Ma non è vero che non c’è la voglia di comprare il disco. Anche i ragazzi più giovani, quando esce una novità, vengono a vedere, si informano sul prezzo, se possono la comprano».
E non sempre un disco costa più di un libro: «Però noi abbiamo l’Iva al 22 per cento che i libri non hanno mentre non abbiamo il reso gratuito che i libri hanno».
Solo la passione di chi crede nella musica aiuta queste attività a resistere. E non a caso i titolari del Good Music hanno appeso alla vetrina la storia di un loro collega di Udine – finita sulle cronache dei giornali – che ha affisso all’ingresso del proprio negozio un cartello capace di riassumere il sentire di tanti operatori: «Senza l’aiuto di chi ama musica e cultura, negozi come questo chiudono».
Un appello che non vuole essere un epitaffio.
Martina Milia
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