«Negati i diritti a Ruotolo», scintille in aula

La difesa: «L’hanno fatto parlare senza un avvocato». Ma la corte: «Dichiarazioni spontanee, non serviva»

Succede tutto all’improvviso, quando l’ormai consolidato fair play, fra accusa e difesa, va a un tratto, seppure per pochi minuti, a farsi benedire.

Il pm Pier Umberto Vallerin utilizza «dichiarazioni spontanee rilasciate da Ruotolo il 23 settembre 2015 nella caserma dei carabinieri» per muovere contestazioni all’imputato circa presunte contraddizioni nel suo racconto in aula.

La difesa, con l’avvocato Giuseppe Esposito, insorge: «Quel giorno, il 23 settembre, Ruotolo è stato sentito tre volte, è stato un florilegio di dichiarazioni. Quei verbali sono inutilizzabili perchè sono stati sacrificati i diritti della difesa. Dopo che alla mattina il mio cliente è stato sentito come testimone, quando sono emerse dichiarazioni ad avviso della procura autoincriminanti, Ruotolo avrebbe dovuto essere reso edotto sia della possibilità di non rispondere, sia di quella di avvalersi di un avvocato. Cosa che non è stata fatta».

Risposta del pm Pier Umberto Vallerin: «Vero, inizialmente è stato sentito come testimone ma poi, quando durante la mattinata ha fatto certe dichiarazioni, è divenuto un indagato, per quanto tecnicamente non sia stato possibile iscriverlo nell’apposito registro. E da quel momento non gli sono più state fatte domande, anzi. Ha parlato lui spontaneamente per tre ore e, a scanso di equivoci, c’è un video che abbiamo girato apposta per dimostrarlo e che avete acquisito. Infine, in quella circostanza, lo ha anche chiamato suo fratello dandogli il nome di un avvocato, se gli fosse servito ».

La questione non era di poco conto perchè, con Giosuè inquadrato come testimone, sarebbe stato impossibile, per legge, utilizzare i verbali a titolo di contestazione, giunti a questo punto del processo. Invece, con Giosuè sentito già nella veste di inquisito, sì. Peccato che non risultasse l’iscrizione nel registro degli indagati. Di qui l’eccezione di nullità dei verbali da parte della difesa e una lunga camera di consiglio, prima che la presidentessa della Corte d’Assise Angelica De Silvestre prendesse la sua decisione: sono spontanee dichiarazioni e come tali utilizzabili. Inoltre per loro natura sfuggono alla necessità di avvertire il soggetto che ne è autore della possibilità di avvalersi di un avvocato. Delusione al banco della difesa: «Il nostro cliente non è stato reso edotto delle sue garanzie fondamentale». Replica di Vallerin: «Succede sempre...». Ed Esposito piccato: «A Pordenone, forse». Di certo il collegio difensivo di Giosuè ha inserito tale decisione «come possibile motivo d’appello» in caso di esito negativo del processo in primo grado. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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