Nasce in centro a Udine la terza moschea

UDINE. La città, da domani, avrà ufficialmente la sua terza moschea attiva in città. La prima, però, priva di “dna arabo” – a differenza di quella di via Marano e del centro islamico di via San Rocco – perchè sorta per volontà della comunità bengalese cittadina.
E nasce proprio da qui, cioè dalla differenza di lingua e dal desiderio di ascoltare le parole del profeta nella loro lingua madre, la volontà dei componenti dell’associazione “I pacifici di Udine” di ricavarsi un nuovo centro dedicato alla fede islamica nel capoluogo friulano.
«Nelle altre moschee – ha spiegato il presidente, Shahdad Hossain – possiamo pregare soltanto in arabo, ma noi bengalesi quella lingua non la conosciamo. Così, invece di poter rendere gloria ad Allah e a Maometto come vuole l’islam, siamo costretti a osservare, senza capire una parola, l’intera funzione».

Così Hossain, nel nostro Paese dal 1997 e con in mano la cittadinanza italiana, ha preso contatti con la ventina di famiglie del Bangladesh e ha cominciato ad analizzare le strutture che potessero fare al caso della comunità di fedeli. La scelta, alla fine, è caduta su un immobile non utilizzato – dove prima c’era un supermercato – in via della Rosta, quindi in Borgo stazione.
«Ognuno ha dato una mano secondo le proprie possibilità – ha continuato il presidente –: c’è chi ha messo 20 euro, chi più denaro, ma alla fine abbiamo raccolto il gruzzolo necessario a prendere in affitto l’ex negozio e a trasformarlo in un luogo di culto». Una scelta che già nelle scorse settimane, quando era trapelata la notizia dell’interessamento de “I pacifici di Udine” per la struttura, aveva fatto storcere il naso a più di qualcuno nella zona, specialmente tra gli inquilini del condominio adiacente come riferiamo a parte, ma Hossain cerca di spegnere sul nascere ogni timore.
«Siamo persone per bene – ha proseguito –, gente di pace. Non abbiamo intenzione di creare alcun problema alla città che ci ha accolto. Chiediamo soltanto di poter offrire alla comunità un luogo dove esprimere la nostra fede». E a dimostrazione delle sue parole, Hossain, condanna senza mezzi termini il comportamento di Sofiane Mezerreg, “l’imam dell’odio” espulso meno di un mese fa per le sue predicazioni anti occidentali.
«Ha sbagliato e giustamente è stato punito – ha detto il presidente dell’associazione –. La nostra moschea sarà aperta a tutti i musulmani, non soltanto ai bengalesi, ma posso già assicurare a tutti che, in caso di presenze sgradite o di persone che incitano alla violenza, sarò il primo ad avvisare le forze dell’ordine del pericolo».
A proposito di Imam, inoltre, al momento il nuovo centro di via della Rosta sarà privo di un predicatore ufficiale. «Lo stiamo ancora cercando – ha concluso Hossain – e per il momento lavoreremo con una sorta di autogestione: chi se la sentirà, leggerà alla comunità di fedeli le preghiere per recitarle insieme. Voglio sottolineare, però, come questa non sarà una semplice moschea, ma ambisce a diventare un centro culturale rivolto all’intera cittadinanza friulana. È nostra intenzione, infatti, trasformarlo in un punto di aggregazione dove discutere di ogni tema legato all’islam: dalla sua impronta originaria alla sua connotazione, sino all’integrazione nella società occidentale».
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