Muore dopo l’infarto non scoperto dai medici

PALMANOVA. I dolori colsero Alda Bergamasco, pensionata palmarina, la sera della festa di Ognissanti. Ma nè il medico di guardia che la visitò, nè quelli del Pronto soccorso di Palmanova, dove l’anziana giunse la mattina dopo, diagnosticarono l’infarto al miocardio che ne provocò la morte alle 16.45 in ospedale.
Sono questi i cardini intorno ai quali è stata impostata l’azione civile avviata dai familiari nei confronti dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 2 Bassa friulana -Isontina.
Il decesso risale al 2 novembre 2011. Alda aveva 84 anni e godeva di buona salute. Per i familiari della donna, le cure furono intempestive e inadeguate; per questo hanno coinvolto l’Associazione diritti del malato e, assistiti dagli avvocati Gabriele e Anna Agrizzi, si sono rivolti al tribunale di Udine per ottenere giustizia.
Il presidente della I sezione Gianfranco Pellizzoni, tentando una conciliazione, ha affidato la consulenza tecnica al dottor Argeo Semeraro, incaricato di accertare se la diagnosi e i trattamenti dei sanitari fossero corretti o meno.
Ciascuno dei tecnici incaricati ha fornito una relazione sulla vicenda. Alessandro Peretti, incaricato dallo studio Agrizzi, ha delineato «la sussistenza di responsabilità contrattuale in capo all’Aas Bassa friulana attribuibile all’inadeguato trattamento sanitario». La donna, va precisato, era affetta da cardiopatia ischemica cronica e ipertensiva con danno coronarico.
Il medico legale dell’Aas2 Viviana Varone nella sua relazione sottolinea «la diligenza con la quale è stata compilata la relazione della guardia medica. La gastroenterite – precisa –, era solo sospetta e non parevano esserci problemi sanitari tali da indicare un tempestivo accertamento in sede ospedaliera». Aggiunge poi che «non vi erano elementi che imponessero il trasferimento immediato in un centro cardiologico di riferimento».
«I sintomi erano insorti la sera prima e quindi il trattamento è stato ritardato» secondo Peretti, che individua la «responsabilità contrattuale in capo all’Azienda sanitaria per il prematuro decesso di Ada Bergamasco attribuibile all’inadeguato trattamento sanitario dell’1 e 2 novembre e conseguente obbligo di risarcimento del danno».
Una versione che trova riscontro nella perizia del tecnico nominato dal giudice.
Decisive le deduzioni del dottor Semeraro il quale rileva che «l’accertamento sanitario prestato dalla guardia medica è stato sufficientemente accurato, ma è giunto a un’ipotesi diagnostica che non risulta correlata ai reperti consigliati».
Individua invece un «trattamento incongruo fornito dalla struttura ospedaliera in quanto sulla base del quadro clinico, ma soprattutto dei primi riscontri elettrocardiografici e di laboratorio, si sarebbe dovuto provvedere non solo alla cura dell’edema polmonare acuto, ma anche al trattamento di quello che ormai poteva diagnosticarsi come infarto miocardico acuto».
Secondo il perito nominato dal giudice, poi «nelle fasi iniziali, la signora Bergamesco era trasportabile in altro ospedale meglio attrezzato per il trattamento del caso».
Ora, annuncia l’avvocato Agrizzi «avvieremo un dialogo con l’Egas confidando di giungere a una congrua proposta di risarcimento».
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