Morto il giudice Passannante storico magistrato del lavoro

Magistratura in lutto per la morte del giudice Attilio Passannante: è mancato a 81 anni, venerdì sera, nella sua casa a Sacile, in via Ruffo. Fatale l’arresto cardiaco e inutili i soccorsi del personale sanitario del 118 chiamati dalla moglie Afra. Il giudice Passannante era in pensione dal 2012 dopo una carriera prestigiosa incardinata sull’impegno civile ed etico, orientato al valore della verità. «Un esempio di impegno nel lavoro e di ricerca della verità, onestà, giustizia – ha ricordato la signora Afra –. Per il bene comune». Il sindaco di Sacile Carlo Spagnol si stringe con la comunità intorno alla moglie e ai figli Carlo, avvocato a Pordenone, Andrea, docente a Berlino, Maria Teresa, in prima linea nelle cause umanitarie. «Il giudice Passannante ha dato lustro a Sacile – ha detto Spagnol –. Il cordoglio alla famiglia è di tutta l’amministrazione».
Attilio Passannante era stato pretore dirigente nel mandamento pordenonese. Nella primavera del Duemila fu nominato presidente di sezione nel Tribunale di Venezia, dopo la riforma dell’ordinamento giudiziario. Qualche mese più tardi il Consiglio superiore della magistratura lo nominò presidente del Tribunale di Venezia e poi ella Corte d’appello lagunare.
Sue, nel periodo pordenonese. le storiche decisioni sulla controversa vicenda della “terapia Di Bella”. Nella valutazione del provvedimento da assumere, se obbligare l’Azienda sanitaria a fornire gratuitamente i farmaci previsti dal protocollo, stabilì che andava considerata la qualità della vita dei pazienti. Sulla base di questo principio, cioè la garanzia di una migliore qualità di vita, concesse a diversi malati terminali di proseguire la multiterapia.
Un profilo schietto e onesto, quello del giudice galantuomo sacilese: così lo ricorda il procuratore della Repubblica Raffaele Tito. «Era dotato di un grande senso di responsabilità, vicino alla gente e un sicuro riferimento per la giurisdizione. Cordiale, ma fermo nelle proprie convinzioni, Passannante era un combattente nato per la tutela dei propri diritti e con qualità così spiccate da salire meritatamente ai massimi vertici della carriera di magistrato. L’ho apprezzato per essere rimasto sempre lontano dal potere politico e dai suoi incarichi – ha concluso Tito –. Credeva fortemente nella separazione dei poteri e nella reale indipendenza della magistratura. Un vero giudice».
Nella “sua” Sacile i ricordi si intrecciano. «Un punto di riferimento per tutti – ha detto l’onorevole Isidoro Gottardo –. Come sindaco ho avuto bisogno dei suoi consigli e sono vicino alla sua famiglia». Un giudice appassionato di sport. «Mi ha insegnato lo sci di fondo – è addolorata l’architetto Maria Grazie Gargan –. Un grande uomo». L’ultimo saluto, martedì in duomo, alle 10, dopo la recita del rosario, domani alle 19.45. —
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