Montagne ferite: viaggio in Carnia tra i paesi che franano
Interi versanti ritenuti particolarmente critici sono costantemente monitorati via gps. Tra i luoghi più fragili, la frazione di Cazzaso e il comune di Amaro. Sono tre le ipotesi per il Passo di Monte Croce Carnico

Tratti di versanti che crollano, non di rado interrompendo strade, terreni che sprofondano erosi dall’acqua nei loro strati gessosi, voragini che si palesano improvvise, case che si inclinano. Quanto quello della Carnia sia un territorio fragile dal punto di vista idrogeologico lo mostrano visibilmente tratti di montagne ferite, persino campanili storti da tempo, come quelli di Prato Carnico o Quinis di Enemonzo.

Il tutto aggravato sovente da eventi meteo sempre più intensi. Varie situazioni di criticità sono monitorate da articolate reti gps, alcune hanno ricevuto interventi tampone, altre opere risolutive, altre ancora vedono in programma studi approfonditi o cantieri da avviare. O stoicamente attendono riposta, non senza incutere preoccupazione in chi in quei territori ci vive.
Cazzaso
Una delle situazioni più note è la storica frana nella frazione tolmezzina di Cazzaso, dove ieri il sindaco di Tolmezzo, Roberto Vicentini, ha emesso l’ordinanza, preannunciata per questi giorni già a fine febbraio: formalizza sul movimento franoso l’avvio del nuovo piano di emergenza, dopo il nuovo protocollo stilato con la Regione, Protezione civile regionale (che ha preso direttamente in carico la frana) e tutti i soggetti coinvolti: mette nero su bianco, con modalità organizzative, il da farsi (si va dalla valutazione del trend evolutivo all’evacuazione del paese) nel caso i gps registrino particolari valori di scivolamento della frana.
L’appalto dei lavori alla via di fuga (strada di via Monte Cengio) è in avvio e si punta a concludere il cantiere, ha già annunciato Vicentini pure in un incontro pubblico con i residenti, per la tarda primavera. A Tolmezzo non è l’unica situazione di criticità: dal versante della Picotta (pure esso rappresenta un’area che periodicamente, a seguito di precipitazioni intense, genera problemi e si trova proprio sopra il centro storico) l’aprile scorso una scarica di grossi sassi avevano colpito alcune auto in sosta nel parcheggio di via Forame. Con 190 mila euro provenuti dalla Regione si procederà alla messa in sicurezza del versante. Oggetto di frequenti interventi è anche la strada per Illegio.
L’autostrada
Autostrade per l’Italia giovedì aveva fatto chiudere, in via precauzionale, l’A23 tra Pontebba e Carnia per consentire il sopralluogo dei suoi geologi, dopo l’allerta inviata da due sensori gps che da quasi un anno monitorano il versante montuoso da cui nell’aprile 2024 si distaccò una pioggia di massi che investì a Pasquetta l’autostrada A23 Udine-Tarvisio tra Amaro e Moggio.
Cinque ore e mezza dopo l’A23 giovedì è stata riaperta, a seguito dell’esito di tutte le verifiche tecniche effettuate dagli esperti nelle aree adiacenti all’autostrada, secondo il protocollo stilato nel 2024 con gli enti locali. Il sindaco di Amaro, Cristiana Mainardis ha emesso l’ordinanza di chiusura e non la revocherà almeno fino a lunedì per la strada comunale “di Campiolo” dal parcheggio in località Favarines all’incrocio con l’ex ferrovia, «poiché il distacco della scorsa primavera aveva interessato anche una porzione di viabilità comunale, alla luce dei risultati del rilevamento in corso in queste ore, è stata disposta la chiusura al transito della strada che rimarrà inaccessibile almeno fino a lunedì».

Il futuro del passo
Dal 25 gennaio è iniziata l’apertura graduale (solo di sabato e domenica) di Passo Monte Croce Carnico, dopo la devastante frana che si abbatté nel dicembre 2023 sulla strada statale 52 bis, bloccando il transito sull’arteria transfrontaliera. Quello avvenuto è un necessario ripristino temporaneo della 52 bis, mentre si ragiona tra Regione Fvg e Land Carinzia sia sui progetti di viabilità futura definitiva per risolvere per sempre la criticità.
Le ipotesi al riguardo sono tre: una nuova strada (che eviti tutta la zona pericolosa) da 170-180 milioni di euro, da fare in 3 anni; un traforo da 4 km, che richiede 5 anni di lavori e 300 milioni di euro, ma aperto poi tutto l’anno (e senza costi di pulizia neve) e con minori tempi di percorrenza; infine vi è il traforo di 8 km, da realizzarsi in 10 anni per una spesa di un miliardo.
Il crollo
A Treppo Ligosullo il 29 marzo crollò, per le continue piogge e la nota fragilità di quel sito, il muro di contenimento di un tornante sulla strada collegamento tra Treppo e Ligosullo (dove era pure previsto nel 2024 il successivo passaggio del Giro d’Italia), rendendo la viabilità, la ex strada provinciale 24, nell’immediato e per le settimane successive inservibile. Gli ultimi lavori di messa in sicurezza definitiva (in tutto 250 mila euro di intervento) sono terminati due mesi fa, drenaggi compresi.
«Mancano solo – spiega il sindaco, Marco Plazzotta – interventi minimi di reimpianto e asfaltatura. Ora la criticità, grazie anche ai drenaggi, sembra risolta». Ma non è finita, perché ora si è aggiunto un nuovo problema.
«Adesso – segnala Plazzotta – abbiamo un altro intervento sopra Castel Valdajer: è uno smottamento abbastanza grave sulla viabilità che porta a Malga Valdajer. Un anno fa ha iniziato a presentarsi il problema, ma ora si è aggravato molto, ha proprio ceduto il fianco della strada. Anche lì è intervenuta la Protezione civile regionale. A breve inizieranno i lavori da 90 mila euro».
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