Molte zecche infette, è allarme in Friuli per le punture del parassita

È una delle regioni europee con la più alta presenza di aracnidi, pericolosi per la meningoencefalite. Vaccino gratuito

Zecche, che paura! Ecco come difendersi


UDINE. Lo dicono i dati: il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni, non solo italiane ma europee, in cui è forte la presenza di zecche infette in grado di trasmettere sia la borreliosi, o malattia di Lyme, che l’encefalite da zecca, Tick-borne Encephalitis o Tbe.

«E se la malattia di Lyme è curabile – spiega il direttore della Clinica di malattie infettive dell’Università di Udine, Matteo Bassetti – per la meningoencefalite da zecca, essendo una malattia di natura virale che può colpire il sistema nervoso centrale e anche quello periferico, non c’è cura. Ed è una patologia – avverte l’infettivologo – che può avere un decorso serio e potenzialmente grave».

E dunque? «Da diversi anni in regione viene offerta gratuitamente la vaccinazione che è vivamente raccomandata a chi vive, lavora o frequenta abitualmente le zone a rischio per tale infezione, penso alle nostre zone montane, a chi abitualmente fa escursioni nei boschi, in bicicletta, ecc. Diciamo che io la consiglio a tutti i residenti in regione anche perché, concluso il ciclo di somministrazioni, scatta una immunizzazione duratura».

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Una recente ricerca aveva evidenziato come il 34% degli adulti intervistati sia stato morso una o più volte da una zecca, e oltre la metà del campione ha definito potenzialmente «molto gravi» le conseguenze che possono derivare dal morso di questi parassiti.

«Ed è vero – spiega Bassetti – ma sono connesse al morso di una zecca infetta. Non sempre, quindi, si corre il rischio di sviluppare la borreliosi o la Tbe. Ma la prevenzione è sempre l’azione migliore da fare, soprattutto se si risiede in zone a rischio, dove la presenza di questi parassiti portatori di virus e batteri è significativa».

Che fare, dunque, se si viene morsi da una zecca? Correre in pronto soccorso? «Non è necessario – risponde il direttore della Clinica di Malattie Infettive –. La prima cosa da fare è rimuovere la zecca utilizzando una pinzetta (in commercio ne esistono di apposite, ma vanno bene anche le semplici pinzette da sopracciglia) prendendo saldamente l’insetto nel punto più vicino alla pelle, ed estraendolo con una leggera torsione.

Non vanno utilizzate sostanze di varia natura, come benzina, alcol, acetone, perché se è vero che uccidono l’insetto, è anche vero che questo, prima di morire, può rigurgitare ciò che ha all’interno dello stomaco e, quindi, infettare l’ospite.

Dopo aver estratto la zecca è necessario osservare per alcuni giorni l’area del morso per verificare che non compaia l’eritema tipico della borreliosi, ovvero un arrossamento di forma circolare che può anche spostarsi rispetto all’area iniziale.

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In quel caso ci si reca dal proprio medico che valuterà se si tratta, o meno, di borreliosi e prescriverà una terapia antibiotica per alcuni giorni». I sintomi della Tbe, invece, quali sono?

«Dopo il morso di zecca infetta nell’uomo, nel 70% dei casi circa, si manifesta un’infezione senza o con sintomi poco rilevanti, che può passare inosservata – risponde Bassetti –. Nel restante 30% dei casi, dopo 3-28 giorni dal morso di zecca si ha una prima fase con sintomi similinfluenzali come febbre alta, mal di testa importante, mal di gola, stanchezza, dolori ai muscoli e alle articolazioni per 2-4 giorni. Poi la temperatura scende e in genere non ci sono ulteriori conseguenze.

Nel 10-20 per cento di questi casi, dopo un intervallo senza disturbi di 8-20 giorni, inizia una seconda fase caratterizzata da disturbi del sistema nervoso centrale (encefalite, paralisi flaccida a esito mortale nell’1% dei casi). Nei bambini e nei soggetti più giovani la Tbe mostra generalmente un decorso più mite, con progressivo aumento della severità al progredire dell’età».

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