Pericolo zecche: ogni anno più di 800 casi

Ogni anno di media 800 persone in provincia di Udine contraggono la malattia di Lyme (o Borreliosi) trasmessa dai morsi delle zecche. Il periodo di maggiore diffusione di questi parassiti è in particolare ad aprile, maggio e giugno con l’aumento dell’umidità, il surriscaldamento del suolo e l’avanzare della vegetazione.
Di questi piccoli insetti, segnalati di recente non solo in montagna, loro habitat naturale, ma anche in aree rurali e urbane, si è parlato in un recente incontro svolto al Museo friulano di storia naturale.
«Le zecche in Friuli Venezia Giulia appartengono alla specie Ixodes ricinus, detta anche “zecca del bosco” – afferma il dottor Simone Del Fabbro, dell’Università di Udine -. In base ai numerosi campionamenti condotti per diversi anni, si può affermare con una certa sicurezza che questa zecca è presente in tutto il territorio regionale. Ci sono, però, alcune aree in cui è stato riscontrato un numero maggiore di questi acari, in particolare in tutta la fascia prealpina, dal pordenonese fino al confine con la Slovenia, e nella Canal del Ferro. È più difficile incontrarle in un ambiente fortemente antropizzato, ma in presenza di aree naturali o semi-naturali, quali possono essere i parchi, soprattutto se boscosi, si possono trovare anche vicino alle città o al loro interno».
«Nelle località balneari – specifica il dottor Maurizio Ruscio dell’azienda ospedaliera universitaria di Trieste – sono veicolate dai gabbiani, nei parchi cittadini dai cani».
Negli ultimi cinquant’anni, secondo gli studiosi, soprattutto nelle aree montane, il numero di zecche è aumentato, «a causa dell’abbandono dei territori – spiega Del Fabbro - sono avanzate moltissimo le aree boschive, che sono gli ambienti ideali per lo sviluppo delle zecche». «Il surriscaldamento del suolo e la maggiore umidità, tenendo conto che l’acqua è un elemento vitale per loro, ha permesso la riproduzione di questi parassiti», aggiunge Ruscio.
Nella prevenzione un ruolo importante può essere svolto sia dalle amministrazioni pubbliche sia dai singoli cittadini, mettendo in atto alcune misure volte alla cura dell’ambiente. «Sarebbe buona cosa – consiglia Del Fabbro - riconvertire ex-prati e pascoli ormai abbandonati. La pulizia dei sentieri, soprattutto nei boschi, è un’altra misura efficace. Le zecche Ixodes ricinus, infatti, non saltano dagli alberi e non inseguono i loro ospiti. Il modo in cui esse portano avanti il loro “agguato” è di tipo passivo: attendono il passaggio di un animale sulla vegetazione medio-bassa. Eliminando questa vegetazione, si rende quindi più difficile alle zecche “salire” sopra un ospite che passi loro vicino. Nei prati sfalciati il numero di zecche è poi minore rispetto ai prati non sfalciati. Quindi buona norma è non lasciare prati incolti vicino agli abitati».
Due, in particolare, sono, infine, le malattie che si rischia di contrarre a causa del morso della zecca. La più frequente è la malattia di Lyme con 145 casi ogni 100 mila abitanti e quindi 800 episodi segnalati nella sola provincia di Udine - quasi 2 mila in regione - nell’ultimo anno. Si manifesta inizialmente con un eritema cutaneo ed è spesso accompagnata da febbre, mal di testa, dolori muscolari e spossatezza. Con una diagnosi precoce può essere debellata con l’utilizzo di antibiotici. Più pericolosa è l’encefalite da virus Tbe che colpisce il sistema nervoso centrale e può portare a febbre molto alta.
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