"Mi vuoi sposare?", la proposta di Edo alla sua Chiara in ospedale: lei muore due giorni dopo il sì

Con una sorpresa ha chiesto alla fidanzata malata terminale di sposarlo: «Sapevo che era impossibile, ma così ha vinto la vita». Le parole della ragazza: "Amore scusa se più felice non posso". La storia da Fucecchio raccontata dal Tirreno

FUCECCHIO. Sì. La parola della vita, pronunciata quando la morte stava avvicinandosi sempre più. Come si fa a raccontare questa storia? Beh, probabilmente una via giusta o una sbagliata non c’è. Dinanzi ad una vicenda così umana, triste ma anche piena di amore sono le emozioni a guidarti. E quando guardi questi due ragazzi qualcosa dentro di te si smuove, il cuore inizia a battere e capisci che tanti “problemi” che ogni giorno ritieni insormontabili sono soltanto “bischerate”.

Questa storia è stata pubblicata per la prima volta sul Tirreno

E se ti scende una lacrima, è giusto che accada. «Ama la vita più della sua logica, solo allora ne capirai il senso», diceva Dostoevskij. Perché quando la vita ti abbandona a 35 anni, non c’è alcuna logica. Ci può essere, però, l’amore. Quello che ti fa chiedere alla tua ragazza – che si trova in un letto di ospedale in fin di vita – di sposarti. Dentro di te sai – e qui torna la logica – che quel matrimonio sarà quasi impossibile da celebrare. Ma perché non regalarle una speranza, un sogno all’orizzonte per cercare di smentire una volta di più il destino? Edoardo Parisi e Chiara Giuntoli – fidanzati da 5 anni – non potranno sposarsi: Chiara è morta venerdì pomeriggio a Cisanello, per le complicazioni di un tumore al seno scoperto nemmeno due anni fa. Chiara era una paladina della lotta a questo male, era un simbolo del non mollare mai.

Ma era anche un sole, una ragazza «che se ci parli 5 minuti, ti innamori», come racconta Edoardo. Se la vita fosse un film a lieto fine, questi due giovani fucecchiesi adesso starebbero pensando alle bomboniere, ai vestiti da indossare e a quali parenti e amici invitare. Ma la vita non è sempre un film a lieto fine, spesso è una trama inestricabile che fa ciò che vuole e che gioca con la razionalità e (soprattutto) coi sentimenti.

Edoardo mercoledì le ha fatto questa sorpresa: con la complicità delle infermiere, è arrivato nel reparto dove Chiara stava vivendo – purtroppo – le sue ultime ore. Quell’anello Edoardo lo aveva comprato già da una settimana, ma sperava che Chiara migliorasse pian piano, così da darglielo in un momento di tranquillità. Ma la malattia stava facendo il suo maledetto corso e allora aspettare non era più possibile: Edoardo si è avvicinato al letto, ha tirato fuori dalla tasca sinistra dei pantaloni l’anello e ha chiesto la mano di Chiara.

Che è rimasta per alcuni secondi senza parole, perché forse aveva paura di sentire l’ennesima brutta notizia degli ultimi giorni: «Sì, certo», ha risposto Chiara abbracciando e baciando Edoardo. Sono momenti difficilmente descrivibili, perché contemporaneamente contengono lo Yin e lo Yang della vita. Un sogno, però capovolto.

Nella dimensione onirica spesso ci risvegliamo sul più brutto, mentre Chiara si è addormentata poco prima del momento più bello, quello che sognava da tempo. Edoardo e Chiara non avevano ancora deciso niente del loro matrimonio, se non la chiesa (quella di Palaia). Questo angelo biondo dal sorriso radioso se ne è andato per sempre con l’anello al dito, che riporta l’incisione “vero Amore”. Chiara, che era sofferente, ha risposto al suo Edo con «Scusami, ma non riesco ad essere più felice di così».

Edoardo sognava di chiederle di sposarlo magari a New York, come si fa in quei film americani a lieto fine. E Chiara, che nel momento della sofferenza aveva una parola di coraggio per tutti, si è quasi scusata perché il suo fisico non le permetteva di fare molto di più. L’umanità sta tutta qui e va oltre ogni vigliacca metastasi: «L’Amore vero – a parlare è Edoardo - vince sempre, su tutto. È una forza davvero straordinaria, più di una medicina, più della cura. Nessuno lì dentro riusciva a farti sorridere. Solo questo, solo l’Amore. Si l’Amore scritto maiuscolo. Il mondo deve sapere che per quanto la morte sia disperazione, per quanto cerchi di distruggerti con una codardia senza precedenti, con noi non ce l’ha fatta. Noi, insieme, abbiamo fatto questo. Gli abbiamo sorriso in faccia. Adesso che tutti vedono, capiscono veramente che cosa eravamo e che cosa siamo».

Edoardo tra l’altro lo scorso anno organizzò per lei a Fucecchio una partita di beneficenza, allo scopo di raccogliere fondi a favore della ricerca contro il cancro al seno. Lo stadio della città si riempì, furono raccolti 11.000 euro e da allora una comunità si è stretta attorno a Chiara, la guerriera la cui formidabile arma era il sorriso. Fucecchio ieri mattina si è risvegliata sospesa in un limbo di tristezza, ad ogni angolo della strada si parlava di lei. D’altronde Chiara era un angelo di quelli troppi belli e dolci da rimanere abbastanza in un mondo così strano come il nostro.

Aveva il dono di portare la luce col suo sorriso: «Avessi potuto – conclude Edoardo – avrei condiviso la sua malattia. Metà per uno, forse ce l’avremmo fatta. Ma anche se adesso non c’è più, nel mio cuore rimarrà sempre il privilegio di aver ricevuto il dono di conoscerla. E di amarla». Scriveva il sociologo tedesco Erich Pinchas Fromm che «senza amore, l'umanità non sopravvivrebbe un solo giorno». Sicuramente con l’amore di Edo e Chiara ci si potrebbe guadagnare un biglietto per l’eternità.

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