Mezzo milione di euro al militare malato per l’uranio impoverito

PORDENONE. Porterà per sempre con sé i segni di una doppia battaglia: quella combattuta in Kosovo, e che gli ha causato un’invalidità permanente al 50 per cento a causa dell’esposizione all’uranio impoverito, e quella con il ministero della Difesa, che ha dovuto portare in tribunale per vedersi riconosciuto un risarcimento che supera il mezzo milione di euro.
Il Tar di Trieste, dopo aver accertato con una sentenza passata in giudicato la responsabilità del ministero della Difesa per i danni patrimoniali e non patrimoniali, ha quantificato il risarcimento che dovrà essere corrisposto alla controparte.
Il militare, un maresciallo capo dell’esercito italiano di stanza in provincia di Pordenone, si è visto riconoscere un’invalidità permanente del 50 per cento e vari danni alla vita di relazione. Anche i suoi avanzamenti di carriera, inoltre, risentono della sua condizione. Voci che, secondo il suo legale, l’avvocato Carmine Perruolo, sono consistenti: da qui la battaglia legale per vedersi riconosciuto il danno.
Il nesso causale fra l’insorgenza della malattia e la missione nei Balcani è già stato accertato dal tribunale dei lavoro di Pordenone nel 2016, che gli ha riconosciuto lo status di vittima del dovere, e dalla Corte dei conti. Il ministero si era costituito in giudizio perché non riteneva cumulabili le elargizioni già riconosciute al militare con il risarcimento del danno biologico.
Al militare pordenonese è stato concesso un indennizzo di 4.784, 66 euro, il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio dell’infermità e dello status di vittima del dovere, con i relativi benefici assistenziali di spettanza.
Provvidenze che, secondo il ministero, avrebbero già risarcito il militare del danno subito.
Il Tar, invece, ha statuito che il ministero è responsabile per i danni patrimoniali e non patrimoniali patiti dal maresciallo capo.
Ora, con una nuova sentenza, i giudici hanno quantificato il danno: più di 487 mila euro, ai quali vanno aggiunti gli interessi legali e la rivalutazione monetaria, oltre alle spese di giudizio. «Siamo molto soddisfatti – spiega l’avvocato Carmine Perruolo – è stata una battaglia lunga e il ministero non ci ha reso la vita facile. La sentenza è immediatamente esecutiva, speriamo di non essere costretti ad ulteriori azioni».
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