Metalmeccanici ancora in rivolta

Ieri altra giornata di scioperi e manifestazioni dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto nazionale. A lasciare le linee produttive e a scendere in strada sono stati i dipendenti dell'Electrolux Professional di Vallenoncello e della Bertoja rimorchi. Quattro le ore in cui i lavoratori hanno incrociato le braccia. Dopo le assemblee sindacali, circa 400 maestranze sono uscite dagli stabilimenti, si sono riunite in corteo e hanno distribuito volantini lungo viale Treviso, creando rallentamenti. Oggi la protesta prosegue: dalle 5.30, presidio e manifestazione degli addetti della Savio macchine tessili. Non mancheranno disagi lungo via Udine. Dalle 10 alle 12 di domani, invece, sarà la volta dei lavoratori di Casagrande, Imat, Emmeti, Terex ed Euroform. Le organizzazioni sindacali di Fim, Fiom e Uilm, che dopo anni sono di nuovo unite per la medesima battaglia, hanno ricordato che in Italia i lavoratori del settore metalmeccanico sono un milione 500 mila. Federmeccanica, la sezione di Confindustria che si occupa di questo settore, attraverso le contrattazioni degli ultimi otto mesi mesi ha presentato proposte giudicate inaccettabili da sindacati e addetti. Una battaglia cruciale, dunque, perché «se non si riesce a difendere il contratto nazionale, il problema conseguente è serio». I sindacati metalmeccanici, anche a livello nazionale, insistono sul fatto che il contratto debba continuare a essere lo strumento per tutelare il potere d'acquisto dei salari. Dal punto di vista salariale, il modello proposto dalla controparte bloccherebbe per vent'anni l'aumento delle retribuzioni al 95 per cento della platea degli addetti del settore. Ma non soltanto la questione del contratto preoccupa la provincia, ma pure quella degli esuberi che alcune attività produttive stanno cercando di gestire. Tra queste Nidec Sole Motor, che ha confermato 135 eccedenze tra i 380 dipendenti. Sul caso, sono intervenuti i consiglieri comunali di Pordenone 1291 Marco Salvador e Roberto Freschi. «Esprimiamo solidarietà agli addetti di Nidec che protestano contro il piano industriale proposto dalla proprietà, che prevede, a fronte di investimenti e ammodernamenti della produzione, esuberi legati alla maggiore automazione della produzione - affermano -. Consci che gli investimenti sono importanti nell’ottica del proseguimento dell’attività di Nidec sul territorio, non possiamo ritenere accettabili gli esuberi, che porteranno con sé problemi sociali e di perdita di competenze. Il Pordenonese e il suo sistema produttivo devono rimettere al centro le persone nelle proprie prospettive di sviluppo, evitando gli errori del passato». (g.s.)
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