Merlature e torrette Villa Diamantina ricordava Miramare

PUNTI DI VISTA
Nella seconda metà dell’Ottocento Gorizia non era ancora la Nizza austriaca che sarebbe diventata a fine secolo, ma grazie al clima ameno il barone Paolo von Suini (1807-73), feldmaresciallo austriaco originario di Milano, quando va in pensione decide di metter casa a Gorizia, come molti altri funzionari asburgici poco amanti della bora triestina, come l’ultimo ammiraglio della Marina austriaca von Spaum o il capotreno di Francesco Giuseppe von Klaudi.
Su un lotto all’inizio della strada per la Carniola, la postale per Lubiana, nel 1860 a firma di Luigi Resen viene presentato al Comune il progetto per un “palazzo villereccio”, nei disegni intitolato “Villa Claudia”, dal nome della moglie ungherese sposata nel 1865, lei 21 e lui 58, Claudia Török de Szendrö (1844-?). Vedova dopo soli otto anni e probabile parente di quella Marianna Török che fu seconda consorte dell’ultimo kedivè d’Egitto, Abbas Hilmi II, allorquando nel 1907 Antonio Lasciac fu nominato Capo architetto dei Palazzi reali.
In zona strategicamente vicina alla villa Boeckmann, residenza estiva del conte di Chambord ultimo erede dei Borbone di Francia, lungo quella che oggi è una parallela a via Alviano, l’impresa di Francesco Rossi costruisce la Villa Diamantina, che dalla merlatura e le torrette angolari s’ispira chiaramente al Castello di Miramare, ultimato proprio quell’anno. Demolita per la presa di Gorizia nel 1916, la casa non esiste più e nel dopoguerra al suo posto è stato costruito un grazioso villino in diverso stile. Della Diamantina è rimasto però il recinto su strada, coi due portoni per entrata e uscita delle carrozze a cavallo, uno poi chiuso (perché manovrare un’automobile è più facile) e senza più i vasi sulle colonne sfaccettate, con pianta grassa all’interno.
Nel 1892 l’edificio è del conte Pietro Roma (1833-1914), la cui famiglia era originaria di Zante. Da lì, un vorticoso racconto che parte dalla targa metallica sul portone della casa di via Alviano 11, “Villa Diamantina”, lungo un filo che arriva fino in Australia, alle Diamantina Falls nello stato di Victoria, Diamantina Island nel Queensland e altro ancora, per questa signora dal nome greco, Diamantina, allora non riconosciuto dall’anagrafe italiana. Tutto ciò è ricordato in una avvincente racconto di Maddalena Malni Pascoletti nel supplemento al Borc San Roc n. 27: “Villa Diamantina, sulle tracce di un nome da Gorizia alle isole Ionie, dall’Australia a Londra”. —
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