Medico patteggia 6 mesi per falso

Aveva inserito il suo nome al posto di quello di un collega per andare a un convegno negli Usa

PORDENONE. Una provocazione, quella compiuta da un medico del reparto di urologia dell’ospedale di Pordenone. Un’azione dimostrativa – si sentiva emarginato e proprio per questo ha avviato un procedimento per mobbing – che, però, gli è costata l’accusa di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico.

Un passo indietro, ai primi giorni di febbraio 2011. Il medico, Attilio Bettin, 64 anni, allora medico nel reparto di urologia del Santa Maria degli Angeli di Pordenone, intendeva partecipare a un convegno internazionale a Washington. Viste le resistenze che incontrava in reparto, si era rivolto direttamente alla direzione sanitaria, che gli aveva accordato, per iscritto, l’autorizzazione.

Con l’ok in mano, era tornato al suo piano. Su un tavolo, un’autorizzazione analoga, per un collega. Ma come, si era chiesto, a me fanno tanti problemi e a lui no? A mo’ di provocazione, aveva cancellato il nome del collega, mettendoci il suo. «Vediamo se mandano comunque avanti la pratica», aveva pensato.

La provocazione, però, non era stata presa per tale, tanto che l’episodio era stato segnalato alla Procura della Repubblica. Il difensore, l’avvocato Antonio Malattia, aveva svolto indagini difensive, puntando all’archiviazione.

«Il mio assistito ha sofferto molto per questa spiacevole vicenda», ha rilevato Malattia. Tanto che, per mettervi una pietra sopra, ha preferito patteggiare, evitando il dibattimento.

Una sofferenza dimostrata anche dal fatto che ha dato mandato a un legale di Udine di promuovere una causa per mobbing nei confronti dell’ospedale di Pordenone. «La reazione del mio assistito – ha spiegato l’avvocato Antonio Malattia – era dovuta a una presunta ingiustizia subita».

La sua partecipazione al meeting internazionale dell’associazione medici urologi negli Usa pareva non trovare ostacoli. A maggior ragione per il fatto che il cambio di nome nel documento era avvenuto dopo una autorizzazione già rilasciata dalla direzione sanitaria della struttura ospedaliera.

Ad ogni modo, il pubblico ministero Maria Grazia Zaina aveva chiesto il rinvio a giudizio per il medico per falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici.

Ieri, la richiesta di patteggiamento, accordata dal giudice monocratico del tribunale di Pordenone Eugenio Pergola. Sei mesi di reclusione, con la sospensione condizionale, convertiti in 45 mila euro di multa, sospesi e non menzione.

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