Medici, summit sui nuovi orari

Domani scatta la riforma coi riposi obbligatori. Problemi di organico

Da domani in tutte le strutture ospedaliere dovrà essere applicata la direttiva europea 88/2003 sull’orario di riposo e di lavoro dei medici (e sanitari) dipendenti.

Con un ritardo di 13 anni si arriva all’adeguamento europeo con il fiato corto e una copertura finanziaria sempre più limitata. Le proroghe sembrano ormai inammissibili, resta un grosso nodo da risolvere per tutte le aziende ospedaliere italiane compresi gli ospedali provinciali. La direzione aziendale dell’Aas5, di recente, è intervenuta su questo tema, censendo reparto per reparto le possibili criticità legate all'adeguamento legislativo evidenziandone alcune quali ad esempio: il pronto soccorso e la terapia intensiva, le chirurgie, la chirurgia maxillo-facciale, l’otorinolaringoiatria e la radiologia.

Questa la novità: la direttiva europea stabilisce per il personale sanitario l’assoluta necessità di fruire di un riposo al termine dei turni. I criteri minimi sono stati fissati per riposi, pause, ferie, orario massimo di lavoro, lavoro notturno. Per il riposo giornaliero la misura considerata minima dalla Comunità europea è quella di 11 ore consecutive nell’arco di 24 ore partendo dall’inizio dell’ attività, mentre il tempo di lavoro massimo settimanale è individuato in 48 ore, comprendendo oltre all'orario contrattuale anche le eventuali ore di lavoro straordinario, che in ogni caso non possono essere imposte al lavoratore.

L’obiettivo per la sanità oggi è quello di garantire l’attività ospedaliera seguendo le nuove regole. Su questo tema, la Regione in questi giorni, ha diramato una nota interpretativa della legge individuando le conseguenti regole da applicare nella stesura dei turni medici. Nelle scorse settimane invece, tutti i responsabili dei reparti si sono attivati per individuare la riorganizzazione dei servizi e per gestire pronte disponibilità e turni di lavoro in osservanza alle nuove direttive. Da domani, secondo l’azienda, prenderà avvio un periodo di monitoraggio della durata di circa due mesi alla fine dei quali si valuterà l’impatto della riorganizzazione del lavoro. Nelle strutture dove rimarranno le criticità si potrà procedere a nuove assunzioni. Un’apparente contraddizione, visto l’obiettivo di riduzione della spesa sanitaria, che deve confrontarsi da una parte con il mantenimento delle attività relative ai cosiddetti servizi salvavita, il diritto alla salute dei cittadini e l’equilibrio dei conti economici.

Ieri, infine, a San Vito, ulteriore confronto per attivare le nuove modalità nell’ambito delle singole strutture ospedaliere.

Paola Dalle Molle

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