Matrimoni gay, le reazioni in Fvg: «Oggi siamo tutti un po’ più liberi»

UDINE. Le unioni civili sono una legge dello Stato italiano. La svolta storica del Paese sul campo dei diritti civili è arrivata ieri, alle 19:33, quando la Camera ha dato il suo definitivo via libera al ddl Cirinnà con 372 voti favorevoli, 51 contrari e 99 astenuti. In precedenza, l’Aula di Montecitorio aveva votato, con 369 deputati favorevoli e 193 contrari, la questione di fiducia posta dal Governo sull’approvazione senza emendamenti e articoli aggiuntivi dell’articolo unico del provvedimento per consentire che il testo non subisse alcuna modifica rispetto a quello uscito dal Senato.
Nel momento stesso in cui la presidente della Camera Laura Boldrini ha letto il risultato della votazione, dall’emiciclo occupato dai deputati della maggioranza si è alzato un applauso scrosciante a partire dagli scranni del Pd la cui vicesegretaria Debora Serracchiani – e presidente di quel Fvg che con le “battaglie” dei sindaci di Udine e Pordenone ha rappresentato una sorta di apripista nazionale – ha espresso tutta la propria soddisfazione e felicità per l’ok definitivo di Montecitorio.
L'Italia ha una legge su #unionicivili. @pdnetwork ha mantenuto impegno preso portando nostro Paese a livello UE. Oggi l'Italia è più civile
— Debora Serracchiani (@serracchiani) May 11, 2016
«Con la legge sulle unioni civili la politica ha dimostrato di fare il proprio dovere – ha detto –: riconoscere i diritti e combattere le discriminazioni. Dopo anni di tentativi andati a vuoto oggi (ieri ndr) l’Italia colma un ritardo storico e centra un obiettivo su cui il Pd si è speso con convinzione, senza superficialità né settarismi. Per questo motivo, questa è anche la vittoria di tanti cittadini, famiglie, gruppi e associazioni, fuori da partiti e schieramenti, che hanno condiviso una lunga battaglia e fatto sentire la loro voce.
Per Serracchiani «era semplicemente giusto portare i diritti civili in Italia al livello degli altri Paesi europei, sappiamo che tutto questo non è stato facile e non era scontato, ma oggi nel nostro Paese c’è un pezzetto di libertà in più».
E la soddisfazione di Serracchiani è la stessa espressa dal capogruppo alla Camera – e deputato triestino – Ettore Rosato sul proprio profilo Facebook. «Quando approviamo una legge abbiamo in mente i volti delle persone a cui cambiamo la vita – ha scritto –. C’è chi questo cambiamento lo vive in prima persona, anche nel nostro gruppo, così vario e, per questo, così forte. E ci porta il suo vissuto, la sua esperienza, competenza e passione. La legge sulle unioni civili parla di diritti, di eguaglianza tra cittadini.
È un traguardo coraggioso, di civiltà, cui arriviamo dopo anni di promesse mancate, di tante difficoltà e resistenze, che abbiamo saputo superare anche grazie all’impegno personale di due colleghe che voglio ringraziare: Monica Cirinnà e Micaela Campana, la nostra responsabile del partito sul tema dei diritti.
Un risultato cui arriviamo anche grazie alla determinazione del Governo, deciso a inserire, anche in Italia, i diritti tra le priorità di un Paese che vuole crescere non solo economicamente, ma anche culturalmente e socialmente. Un iter lungo due anni che si sarebbe prestato a possibili ulteriori rinvii, attraverso i trabocchetti nei voti segreti, se non fosse stato per il voto di fiducia. Oggi è una giornata storica e una vittoria per tutti i cittadini italiani. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro Paese.»
Il Pd canta vittoria anche attraverso le parole dell’europarlamentare Isabella De Monte secondo cui «vista da Bruxelles l’Italia rompe un tabù e diventa finalmente più europea» e della segretaria regionale Antonella Grim per la quale «siamo davanti a un grande cambiamento, simbolico e pratico, per la vita di cittadini e amministratori pubblici», ma quella di ieri non è stata una giornata senza tensioni sia alla Camera che all’interno della stessa maggioranza.
Il deputato cattolico Gian Luigi Gigli, infatti, ha confermato il suo voto negativo nonostante sieda tra i banchi di chi sostiene Renzi. «Questa legge è iniqua – ha dichiarato in sede di voto di fiducia – perché, per dirla come don Milani, con essa si fanno parti uguali tra disuguali e io non posso rinunciare al primato della coscienza su ogni valutazione politica. Thomas Moore, patrono dei politici che per la sua coscienza salì sul patibolo, scrisse: “è già un pessimo affare perdere la propria anima per il mondo intero; figuriamoci per la Cornovaglia”; io potrei parafrasare: figuriamoci per la Toscana».
Parole forti, ma mai come quelle del capogruppo leghista Massimiliano Fedriga che ieri ha attaccato pesantemente maggioranza e Governo arrivando a “scontrarsi”, in serata, anche con la presidente Boldrini. La legge sulle unioni civili «è un attacco diretto alla famiglia» secondo Fedriga che ha esordito leggendo le dichiarazioni del premier Renzi durante la conferenza stampa di fine d’anno, lo scorso 29 dicembre, in cui diceva che non ci sarebbe stata fiducia sulle unioni civili.
«Un presidente bugiardo che smentisce se stesso», ha affermato. Quanto al merito della legge, per il segretario regionale del Carroccio, questa «istituisce il matrimonio gay e richiamando gli articoli del codice civile sul matrimonio rappresenta un attacco chiaro e diretto alla famiglia». La Lega, ha concluso Fedriga, andrà «dal popolo italiano a chiedere la sua volontà, e nella giornata di domani (oggi ndr) come movimento annunceremo un referendum perché la parola torni finalmente a quei cittadini che mirano a una società normale per i propri figli».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto