MasterChef: Jessica è tra i venti

E son venuti fuori i venti. Tritati con la mezzaluna gli altri ottanta, parecchi annegati nel loro brodo di lacrime.
MasterChef 3 è in ebollizione, al prossimo giro di giovedì s’impiatterà sul serio.
La Jessica di Pordenone è della squadra “cuochi pronti a farsi massacrare dall’italo-americano”. Destino chiaro e limpido. Con gli spaghi al pomodoro la venticinquenne operaia è rimasta a galla, la carne le è servita da passepartout. Titolo della ricettina messa su in fretta e furia con la carogna sulle spalle, Alti e bassi.
Okey. Qui non si vota, per fortuna. Col piglio telefonico del friulano, praticamente nullo, Jessi resisterebbe il tempo di un uovo al tegamino. Con Bastianich non è comunque un trallallero in riva al mare, Joe ha il destro di Cassius Clay e se non gli vai a genio ti scaraventa nel girmi.
Secondo giro di provini, umiliati in parecchi, poche lodi. È il solito Joe Bastianich show, non fa decollare porcellana, ma arricchisce non poco il cabaret di Crozza. «Questo è un piatto per i quasi morti», sussurra al condannato. Spietato con il trans: «L’intruglio è fuori dai parametri normali come la cuoca». Impietoso con la ragazzina sull’orlo della crisi nervi: «Sembra un cibo per gatti».
Si diceva copione, parlando del primo round. L’uomo del mappazzone resta lo chef civilizzato e Cracco adora vedere l’allievo in soggezione.
Va avanti pure la signora from Marocco, più frignate che altro. Nella gara multietnica è guardata a vista dalla coreana e dalla ragazzina di colore dal capello fluente. Uccisa la coppia improbabile: la Rosetta e il bamboccione hanno preso la via di casa.
Beccata pure la lady che voleva infinocchiare Cracco con la storiella degli ingredienti fatti apposta arrivare dal Sud. Quello non lo freghi, siura.
Finito l’happy hours, ragazzi, adesso si va di padella. Duri e puri.
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