Mastelloni: l’accerchiamento sta soffocando l’Is

Il procuratore capo di Trieste: azioni in Francia, Beirut, Egitto tentano spezzare alleanze
FILE - In this undated file photo released by a militant website, which has been verified and is consistent with other AP reporting, militants of the Islamic State group hold up their weapons and wave its flags on their vehicles in a convoy on a road leading to Iraq, while riding in Raqqa city in Syria. (Militant website via AP, file)
FILE - In this undated file photo released by a militant website, which has been verified and is consistent with other AP reporting, militants of the Islamic State group hold up their weapons and wave its flags on their vehicles in a convoy on a road leading to Iraq, while riding in Raqqa city in Syria. (Militant website via AP, file)

TRIESTE. «L'accerchiamento sta soffocando il Califfato, non più in grado di risposte militari adeguate agli avversari che ha di fronte».

È l'analisi della situazione in Medio Oriente di Carlo Mastelloni, Procuratore capo di Trieste, esperto delle dinamiche terroristiche di quell'area.

Tuttavia, non si tratta di una situazione che «si risolverà nell'immediato», occorrerà prima «trovare una visione condivisa tra le grandi potenze», precisa il magistrato che in passato ha condotto inchieste sul terrorismo interno e internazionale incriminando anche i vertici dell'Olp(Organizzazione liberazione della Palestina), firmando un mandato di cattura per Yasser Arafat, ha fatto emergere la struttura segreta Gladio e mise sotto accusa i vertici del Mossad, servizio segreto israeliano.

Nell'analisi, Mastelloni (che si è anche occupato di Argo 16, l'aereo dei servizi italiani abbattuto misteriosamente) sostiene che «sul terreno militare l'offensiva islamista in Iraq e Siria è stata completamente bloccata.

Sono cadute roccaforti dell'Isis come Kobane e Sinjara. La stessa Raqa, considerata la capitale del Califfato, sembra destinata a cedere sotto l'attacco della coalizione di curdi, combattenti sciiti, forze regolari irachene appoggiate dalle aviazioni occidentali». E «in Siria il diretto intervento russo a sostegno di Assad sembra molto efficace».

Secondo il magistrato - il primo a indagare sui rapporti internazionali delle Brigate Rosse - gli attacchi di Parigi sono legati alla «strage di Beirut in un quartiere controllato dagli hezbollah sciti», e «quasi certamente» anche con «l'abbattimento di un aereo di linea russo in Egitto, tentativi di spezzare alleanze trasversali (Iran-Russia-Usa) al cui interno anche la Francia, dove vivono 6 milioni di mussulmani, è protagonista dopo l'intensificazione dei bombardamenti dei Mirages specie in Siria».

Gli attentati di due sere fa a Parigi hanno «certamente un minimo di organizzazione superiore» a quella a Charlie Hebdo ponendo attenzione ai «corpetti che indossavano gli attentatori che si sono fatti esplodere».

Quale può essere la risposta all'attacco di Parigi? «È indispensabile un esteso e proficuo lavoro di intelligence per scongiurare il ripetersi di tragedie come quella di Parigi»; serve anche un «coordinamento tra i Servizi di sicurezza europei e il controllo dei “combattenti di ritorno”».

In questo scenario, quali rischi corre l'Italia? «Noi non siamo attivi nel teatro di guerra, in teoria dovremmo essere esenti dall'attenzione dei terroristi. Ma se non si monitora la minaccia,l'Italia potrebbe subire attacchi durante il Giubileo».

Occorre «riempire l'organico di tutte le forze di polizia e un piano di emergenza dei Servizi in collaborazione con il Ros dei Carabinieri e la Direzione centrale Polizia di prevenzione, che si dispieghi, però, in funzione preventiva».

C'è una attenzione particolare in Friuli-Venezia Giulia: «Ci troviamo in una zona di confine, bisogna fare attenzione. Non posso non sottolineare che a Trieste c'è una scopertura di organici del 30 per cento di Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia, non è concepibile in un contesto come questo».

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