Mario, l’udinese che “prevede” le rapine

UDINE. E’ nato a Udine, cresciuto a Paparotti e ha fatto le scuole in Friuli Mario Venturi, 48 anni, assistente capo della polizia di Stato conosciuto negli ambienti investigativi come l’inventore del rivoluzionario software KeyCrime. Si tratta di un programma che consente di “prevedere” i crimini attraverso l’analisi delle abitudini dei delinquenti seriali. Il sistema, che è brevettato ed è in uso come prototipo solo alla questura di Milano, dove Venturi lavora sin dall’inizio della sua carriera, ha permesso di raddoppiare i casi risolti. Nel 2012 è stato possibile individuare i responsabili del 70% delle rapine commesse ai danni di banche e poste della provincia milanese.
Dopo aver vinto il concorso per entrare a far parte della polizia nel 1987, Venturi è stato assegnato alla Squadra volante milanese, dove ha lavorato per circa cinque anni. E’ dunque passato dalla tranquilla quotidianità della prima periferia udinese, «a una realtà frenetica, cruda, che nulla ha a che fare con la serenità che si respira in Friuli», come spiega lo stesso Venturi che ammette anche di «avere molta nostalgia della sua terra».
Dalle Volanti è poi arrivato alla Digos (Divisione investigazioni generali e operazioni speciali) dove è rimasto per sette anni. Ha poi avuto un’importante esperienza nel settore antidroga. Ora lavora alla Sezione antirapina della Squadra mobile e, ogni volta che può, torna nella sua Udine.
«Nel 2004 - racconta Venturi -, analizzando le dinamiche delle rapine, ho cominciato ad affrontare il fenomeno con sistemi più avanzati. Ed è così che ho cominciato a sviluppare privatamente questo software che poi ho deciso di chiamare appunto KeyCrime: tradotto, sarebbe Chiave del crimine».
KeyCrime è in grado di prendere in esame oltre 11mila informazioni diverse riferite a delitti (anche il comportamento dei banditi, il loro modo di muoversi, di parlare, di vestire...). Non si limita ad archiviare i dati, ma li elabora simulando ragionamenti umani, sulla base di diversi sofisticati algoritmi la cui realizzazione ha richiesto diversi anni. In sostanza, collega tra loro reati avvenuti in tempi e luoghi diversi individuando le abitudini dei malviventi e gli indizi che lasciano. Permette così di prevedere, con discreta precisione, dove e quando il bandito in questione (di cui la polizia non ha ancora il nome) colpirà.
Come sanno i grandi detective, ogni reato rivela molte cose. I metodi, i gusti e le abitudini vengono svelati dalle azioni delle persone. Per ogni rapina il KeyCrime è in grado di immagazzinare anche 20mila dati. Basti pensare che da soli 3 secondi di filmato di una telecamera di sorveglianza possono essere ricavati circa 60 indizi. Dati storici, testimonianze, analisi dei filmati permettono di ricostruire, per esempio, l’altezza, il colore degli indumenti, l’andatura, quale mano impugna l’arma, l’accento del rapinatore.
In tanti casi agenti in borghese si sono recati nei luoghi indicati dal KeyCrime negli orari specificati e sono così riusciti ad arrestare i rapinatori. come è stato riferito dalla stampa non molto tempo fa, è successo anche quando un malvivente è stato bloccato prima che riuscisse a mettere a segno l’ennesima rapina ai danni di una farmacia milanese. Il blitz è avvenuto in via Monte Rosa, nel capoluogo lombardo, dove il KeyCrime aveva “calcolato” un possibile colpo del rapinatore delle farmacie. E’ così che è finito in carcere un trentacinquenne che di certo non si aspettava di trovarsi accanto due “falchi” della Squadra mobile milanese ancora prima di entrare nella farmacia.
Il KeyCrime è già arrivato anche all’estero: il professor Giovanni Mastrobuoni, economista esperto di sicurezza, docente all’università dell’Essex in Gran Bretagna, ha definito «straordinari» i risultati raggiunti dalla questura di Milano - per esempio nel 2009 sono stati risolti il 56% dei casi contro il 27% del 2007 - grazie all’innovativo software e ha anche sottolineato i vantaggi economici derivati. «Se le forze dell’ordine di una grande città impiegassero questo software - ha stimato il professore - ci sarebbero mille rapine in meno all’anno e si salverebbero 3 milioni di euro di bottino».E c’è interesse pure negli stati Uniti. Venturi infatti, pochi mesi fa, è stato contattato dalla University of Southern California per prendere parte a un progetto di ricerca sulle strategie di previsione dei crimini.
«Solo dopo tre anni di studi, nel 2007 - prosegue ancora l’assistente capo Venturi - ho proposto il KeyCrime alla mia amministrazione che ha deciso di provarlo e poi mi ha sempre sostenuto nel mio percorso. Certo, la “macchina” non sostituisce l’uomo nell’investigazione, ma può offrirle un supporto grazie alle sue elevate capacità di calcolo. Infatti funziona bene se applicato a un territorio piuttosto ampio, visto che le bande criminali che mostrano una grande capacità delinquenziale spesso hanno anche un’elevata propensione a spostarsi da una città all’altra».
L’idea di Venturi nasce dalla sua personale passione per il lavoro e dalla consapevolezza del fatto che «tutte le cose vanno affrontate con metodo». «Questo programma - conclude Venturi - mi è costato quasi dieci anni di sacrifici, ma mi ha dato anche tante soddisfazioni».
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