Maratona sul Piano regolatore a Pordenone, “rinasce” il fiume

PORDENONE. «Giocheremo in difesa e in attacco». Usa una metafora sportiva, il sindaco di Pordenone Claudio Pedrotti, per delineare l’ossatura del nuovo piano regolatore, il primo dopo quarant’anni e 133 varianti adottate nel corso del tempo. Strumento urbanistico di robusta costituzione, migliaia di pagine tra documento e allegati, tanto che ci è voluta una giornata intera per illustrarlo al consiglio comunale. Oggi pomeriggio il voto finale.
Un piano incentrato al «recupero dell’esistente, innovativo», aperto, «la partecipazione alla sua integrazione è un’esperienza da ripetere», ricco di «strumenti dinamici», come la riconversione delle abitazioni per la produzione di energia pulita.
«Il piano regolatore – precisa subito l’assessore all’Urbanistica Martina Toffolo – non prevede nuove zone di espansione, riduce alcuni ambiti precedentemente identificati e sottopone i rimanenti a meccanismi selettivi pensati per premiare la qualità e la sostenibilità ambientale». Stop, insomma, alle «colate di cemento», come le ha definite, «frutto di scelte che si pensava fossero logiche». Le zone industriali monofunzionali, «che si stanno trasformando in vuoti urbani, possono diventare luoghi di rilancio per le categorie produttive e superfici per la produzione di energia a servizio dell’intera città».
Il piano regolatore è pensato per una città di poco più grande rispetto ad oggi: 57 mila 425 abitanti, rispetto ai 52 mila 225 attuali. Qualche parametro, per dare una forma alla futura qualità della vita. Per l’assistenza sanitaria lo standard minimo è di 3 metri quadri per abitante; a Pordenone sarà 3,89; culto e cultura 8,03 anziché 3; attrezzature per istruzione 4,06 (3,5); per verde, sport e spettacoli 26,14 (15), per vaibilità e parcheggi 7,97 (3,5). Standard totale 50,13 rispetto al parametro nazionale che si ferma a 28.
Ma come cambierà, dunque, a medio-lungo termine, Pordenone? Niente più carcere, innanzitutto: tolto il vincolo, l’area della Comina torna agricola, vocazione che sarà di tutta la zona alta a nord della città. “Rivoluzione” Marcolin-Rivierasca: il parcheggio è destinato a sparire, per lasciare il posto ad un avvallamento verde che terminerà all’imbarcadero, riqualificando, così, il fiume e la casa d’angolo di via Codafora.
Un grande parco, insomma, integrato con via Riviera chiusa al traffico sino all’altezza del parcheggio del tribunale, con la ciclabile Noncello-Mare da Torre sino a Vallenoncello, per competenza territoriale, polo turistico con tanto di attracco per le barche alla Vecchia dogana e alle pompe di sollevamento comunali.
Il Noncello torna navigabile, su autorizzazione, anche per i mezzi a motore: «Il regio decreto che lo vietava è stato abolito», annuncia l’assessore Nicola Conficoni. «Il fiume e il suo sistema di rogge – annuncia Martina Toffolo – costituirà un’opportunità di rilancio turistico ed economico. Esattamente come hanno saputo fare 150 anni fa coloro che hanno dato vita ai primi avamposti industriali che hanno reso grande questa città».
La città della cultura non prevede la costruzione di ulteriori musei o gallerie; previsto il recupero dei cotonifici di Torre e di Rorai. Discorso a parte per l’ex Olcese, di cui riferiamo a lato. Mulino Zuzzi, via Oberdan, incentivato a traslocare, a causa dei camion, al centro commerciale, unica “concessione” di area industriale: la struttura centrale, invece, potrebbe essere riattivata come centro alberghiero. Non ci fossero offerte? Sarà “solo” un recupero di archeologia industriale.
Scuola, piazza e commercio di quartiere davanti al cimitero di via Cappuccini, terminal del trasporto extraurbano sulla Pontebbana, all’altezza di via Interna, per catalizzare gli studenti delle superiori. Confermata la caserma dei vigili del fuoco all’ex Monti (con ironie sulla eventuale presenza di profughi).
Il piano regolatore recepirà, inoltre, la viabilità del piano del traffico, in dirittura d’arrivo: nessuna “rivoluzione”, conferme per la bretella sud e la Rivierasca. «E’ un piano in riduzione – aggiunge Martina Toffolo – sia di residenze, sia di commercio e attività produttive». E quelle che rimangono? «Destinate a diventare volano di azione di rigenerazione».
Rafforzamento della qualità ambientale, «con il rilancio dei terreni agricoli a nord della città, salvaguardando i pozzi», mentre a sud, zona esondabile dichiarata su più livelli (per il 53,25 per cento del territorio comunale) dal piano di assetto idrogeologico, «confermata la volumetria esistente» e niente di più. Spariscono anche le «zonizzazioni incongrue», sulla base della variante 77, sia in aree esondabili – che diventano isole di tutela – sia per abitazioni «lontane e disperse». Quelle in fase di completamento verranno mantenute, nell’ottica della «rigenerazione energetica».
L’amministrazione comunale punta anche sulla riqualificazione energetica delle abitazioni, perlopiù risalenti agli anni Settanta e quindi ad alta dispersione termica: chi ristrutturerà, beneficerà di “crediti” – una sorta di premio in termini di cubature – in aree in cui è già prevista l’edificabilità.
«Inneschiamo un processo – rileva Martina Toffolo – di conferma del nostro ruolo territoriale, di miglioramento della residenzialità, di qualità dell’offerta di servizi, di vocazione economica e innovativa che la città ha sempre avuto nella storia e che vuole continuare ad avere». La piattaforma, inoltre, tiene conto «del conurbamento di fatto con Cordenons e Porcia, e con quest’ultimo abbiamo avviato colloqui specifici» e non prevede espansione commerciale; caso mai, dice il documento, quelli esistenti vanno resi più attrattivi.
Tira le somme, prima del dibattito, il sindaco: «Un ciclo di sfruttamento del suolo e di espansione si è chiuso. Ora pensiamo a recuperare l’esistente». Con quali soldi, è un altro discorso: il piano regolatore non prevede stanziamenti di fondi. Lì è questione di bilancio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto