Mangime bioetico made in Pordenone
Un mangime rivoluzionario a prezzi concorrenziali. E’ la scommessa - in realtà un progetto industriale vero e proprio - di una giovane società toscana, la Agroils tecnologies, con sede a Firenze, che ha convinto i “business angels” di Italian angels for growth, guidati da Giorgio Costacurta, a investire nelle nuove frontiere agricole offerte dalla coltivazione della jatropha.
Costacurta, fote dell’esperienza in Bioma techonolies, la divisione di genetica vegetale di Geneticlab, società di ricerca e diagnostica molecolare guidata da Andrea Fabbri con sedi al Polo tecnologico di Pordenone e a Noventa Vicenztina e laboratori di biogenetica vegetale in Area Science park a Basovizza, ha sviluppato un programma di miglioramento varietale attraverso l’intervento genetico sullaJatropha ed è diventata un punto di riferimento per molti coltivatori di tutto il mondo di questa pianta.
Il progetto gli è stato presentato da Giovanni Venturini, un giovane laureato in ingegneria gestionale dell’università di Firenze e master al Kungliga Teknisska Hogskolan di Stoccolma, il quale gli ha prospettato l’obiettivo: produrre mangimi di origine vegetale sfruttando quello che resta della Jatropha una volta estratto l’olio combustibile.
L’idea di Venturini nasce dall’incontro con Roberto Crea, lo scienziato italiano che negli anni Settanta guidò il gruppo di ricercatori Usa della Genentech (che scoprì l’insulina sintetica) punta a sostituire la soia come materia prima per i mangimi assicurando proprietà nutrizionali maggiori e prezzi concorrenziali. Serve come sempre un pò di denaro, l’obiettivo è credibile e affascinante, ma soprattutto solido, con proprietà intellettuale e un mercato potenziale enorme, ma non ultima la possibilità etica di influire sul ciclo alimentare in Nazioni afflitte da un grande bisogno di cibo più ricco di proteine.
Il progetto ha convinto un gruppo di “angels” guidati da Costacurta, Innogest e X Capital a investire nelle nuove frontiere agricole offerte dalla coltivazione della Jatropha.
L’affare generato dallo sfruttamento della coltivazione della Jatropha è per il 20 per cento derivante dall’olio che diventa biocombustibile e per l’80 per cento dalla parte residua che può essere utilizzata solo come fertilizzata (a causa di componenti tossiche) e in quanto tale non ha un alto valore commerciale. Agroils technologies ha sviluppato e brevettato una tecnologia che consente di superare i componenti tossici dei semi della Jatropha con un processo meccanico e un uso minimo di solventi chimici, permettendo in questo modo di estrarre biocarburanti di elevata qualità, farina proteica per l’alimentazione di animali e, marginalmente, componenti per l’industria chimica e farmaceutica (la proteina Curcin anti tumorale).
Ciò che Agroils tecnologies metterà a disposizione del mercato è fondamentalmente un impianto di detossificazione: il primo sarà installato entro il 2013.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto