Mancano anestesista e letti: intervento rinviato due volte

UDINE. Quando anche sottoporsi a un intervento chirurgico diventa un calvario. E non solo per l’ansia provocata dal dover andare sotto i ferri quanto per la serie di disguidi a cui un paziente puoi andare incontro. Ne sa qualcosa un sessantenne udinese che da giovedì scorso sta andando avanti indietro dall’ospedale Santa Maria della Misericordia.
Prima, nonostante l’appuntamento fissato da tempo, mancava il posto letto per il ricovero poi quando tutto sembrava risolto uno sciopero improvviso degli anestesisti ha costretto il personale del Santa Maria a rimandare a casa il paziente dalla sala operatoria.
A sollevare il caso è l’anziana madre del sassantenne che non accetta di veder andare avanti e indietro il figlio per- sbotta - «mancanza di organizzazione all’interno dell’ospedale». O per troppe emergenze che continuano a gravare su Udine.
L’uomo deve sottoporsi a un delicato intervento chirurgico e giovedì scorso avrebbe dovuto effettuare i controlli di routine previsti in questi casi.
«Giovedì avrebbe dovuto sottoporsi al pre ricovero invece è stato rimandato a casa perché non c’erano posti letto a disposizione. Gli è stato detto “torni domani”», racconta la signora infastidita dal fatto che nessuno ha pensato di avvertire il figlio per evitargli di presentarsi in ospedale.
«Se mancavano posti letto qualcuno avrebbe dovuto saperlo e avrebbe potuto contattarci. Invece, nonostante la tensione per l’intervento, mio figlio si è recato inutilmente in reparto». Può capitare. E se un disguido è tollerabile il secondo manda le persone su tutte le furie.
«Venerdì si è ripresentato di nuovo in ospedale e dopo averlo accompagnato in sala operatoria si sono accorti che mancava l’anestesista perché , da un momento all’altro, aveva deciso di scioperare. A quel punto, il paziente è stato riaccompagnato in reparto e rimandato a casa. Deve ripresentarsi oggi entro le 17: l’intervento è fissato per domani.
«Se una persona abita fuori città cosa deve fare?», si chiede la madre pensando ai residenti nelle Valli del Natisone o in montagna che di fronte a casi analoghi sarebbero costretti a disagi ancora più pesanti. «Abbiamo bravi medici e infermieri, queste cose non devono succedere. Capisco che ormai la parola d’ordine è risparmiare, ma non si può trattare una persona in questo modo», insiste la donna prima di aggiungere: «Cosa siamo diventati cittadini di serie A e di serie B?».
Lasciando perdere gli slogan è ben vero che a una persona preoccupata per l’intervento chirurgico a cui deve sottoporsi diventa difficile spiegare che lo sciopero degli anestesisti blocca, o quasi, l’attività nelle sale operatorie. D’altra parte la protesta riesce se provoca proprio questi effetti. «Lo capisco - aggiunge la mamma del sessantenne -, ma possibile che di fronte a questa situazione l’ospedale non riesca a trovare un letto per trattenere in reparto i pazienti?».
Da parte sua l’Azienda sanitaria universitaria integrata conferma che lo sciopero attuato senza preavviso qualche disagio l’ha provocato. Quella protesta, pur non registrando un’alta adesione, ha costretto i chirurghi a dover rinviare alcuni interventi. Nelle sale operatorie, infatti, si è resa necessaria la riprogrammazione dell’attività. Ma, evidenzia l’Azienda, tutte le urgenze sono state garantite. L’Azienda riconosce il disagi, ma di fronte allo sciopero ammette di non aver avuto armi.
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