Malattia: la responsabilità non è solo Usa

«Il processo ha accertato una somma di cause». Il ricordo di Missarino: i militari si chiusero nel silenzio

E’ un documento noto a chi ha seguito il caso. Rappresenta un iniziale e veloce rapporto sull’accaduto. Le tematiche affrontate sono state ampiamente sviluppate durante il processo: in parte confermate, in parte contraddette». L’avvocato Antonio Malattia ha difeso i quattro piloti del Prowler assieme all’avvocato Bruno Malattia. «Già in quel rapporto emergevano gli elementi che hanno portato all’assoluzione». Ovvero: «Le carte consegnate non erano state aggiornate e non segnalavano la presenza della funivia, nessuno aveva informato l’equipaggio sui limiti minimi della quota di volo sull’area; il radar altimetro, indispensabile in montagna dove l’altezza cambia di continuo, non funzionava, come segnalato nel volo precedente, la stessa mattina, e come emerso dalle perizie». Insomma, «c’erano un insieme di concause – prosegue Antonio Malattia – che andavano riferite alla catena di comando italiana (quel giorno il volo a bassa quota, a 500 piedi, era stato autorizzato a Martinafranca) e americana (non vennero impartite disposizioni)». Quanto ai risarcimenti, «in base alle convenzioni Nato – rileva l’avvocato Bruno Malattia – avrebbe dovuto provvedere il governo italiano, ma saremmo andati alle calende greche e quindi provvidero gli Stati Uniti».

La relazione tecnica sull’incidente della commissione italiana fu redatta dal suo presidente, Fermo Missarino, già comandante dell’aeroporto di Aviano. «I membri dell’equipaggio hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere in merito all’accaduto – scrisse nel rapporto finale –. L’equipaggio non era autorizzato a volare sotto i 2 mila piedi. Tutti gli elementi acquisiti concorrono ad ipotizzare che le cause che hanno portato al verificarsi dell’incidente siano da attribuirsi al fattore umano, in particolare alla violazione delle normative e disposizioni sulle quote di volo». (e.l.)

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