Mafia capitale, la giornata del boss in carcere a Tolmezzo

Attende in isolamento, tra libri e televisione, le decisioni del gip sulle modalità della detenzione. «È un tipo tosto, non fa trasparire nulla»

UDINE. Se ne sta in cella tutto il giorno. Jeans e felpa o maglioncino. Silenzioso, ma disposto al dialogo quando ne ha l’opportunità. Può guardare la tv, ma non leggere i giornali. Quelli ancora non glieli hanno concessi in attesa della definizione del tipo di trattamento che gli sarà riservato. In cella è solo. E in solitudine consuma pure l’ora d’aria. «Un tipo tosto, un duro. Uno che non fa trasparire nulla», dice una poliziotto del penitenziario.

Del resto, “er cecato” o “er pirata”, come lo avevano ribattezzato a Roma, non è nuovo alla detenzione. Già, Massimo Carminati, ex militante di estrema destra, milanese, ma operativo nella capitale fin da adolescente, per poi aderire al gruppo eversivo d’ispirazione neofascista Nar (Nuclei armati rivoluzionari) e affiliarsi alla banda della Magliana e ora uno dei grandi indagati dell’inchiesta “Roma Capitale”, un duro lo è sempre stato.

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E ci teneva a dare di sé questa immagine. Valerio Fioravanti, detto Giusva, sposato con l’ex terrorista nera, Francesca Mambro, a sua volta ex terrorista, lo aveva descritto come uno che non voleva porre limiti alla sua vita spericolata. Sempre pronto a tutto. Anche al peggio.

A Tolmezzo il suo arrivo non ha provocato particolare clamore. Assieme all’ex Nar, lì sabato mattina, sono stati trasferiti gran parte degli arrestati nell’inchiesta “Mafia Capitale” che si trovavano nel carcere romano di Rebibbia. A quanto si era appreso, il trasferimento si era reso necessario per una questione di «incompatibilità ambientale».

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Né all’interno, né all’esterno del carcere tolmezzino che in questo momento ospita 19 detenuti sottoposti al regime del 41 bis, il cosiddetto carcere duro, il suo arrivo ha destato clamore. Del resto, come aveva commentato il sindaco Francesco Brollo «purtroppo siamo abituati a questi “arrivi”».

Ma il carcere di Tolmezzo ospita anche detenuti comuni. Carminati si trova in questo momento in uno stato intermedio tra il 41 bis e quest’ultimi. Per questo al momento ha diritto a tutto quanto viene considerato l’ordinario: il cibo, la cella da solo, la Tv, la doccia e l’ora d’aria.

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Massimo Carminati ANSA/GIUSEPPE GIGLIA

Dicono che sia tranquillo, adesso. A Roma, invece, durante le prime giornate di detenzione nel carcere di Rebibba più volte aveva rifiutato il cibo. È tranquillo e socializza, se può. Ha chiesto dei libri che gli sono stati forniti dalla biblioteca interna. Anche durante la breve detenzione romana aveva letto. E prima dei libri si era sciroppato le milleduecento pagine dell’ordinanza del Gip che lo descrivono come il capo della banda che teneva in scacco Roma.

Ora legge libri. Legge parecchie ore al giorno. È consapevole di non rischiare il 41 bis ed è in attesa che la direttrice del carcere, Silvia Della Bianca, riceva dal Gip di Roma le istruzioni necessarie per la sua detenzione. «Aspettiamo istruzioni. Per ora lui si trova, per così dire, in una situazione di stand by in attesa di capire quale sarà il suo futuro all’interno del carcere.

Personalmente - dice ancora la direttrice - non l’ho ancora visto. Ma mi hanno riferito che è tranquillo. Dalla decisione dell’autorità giudiziria di Roma dipenderà il suo regime carcerario». Intanto, “er cecato” legge, guarda e si guarda alla tv. E aspetta di sapere.

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