M5S attacca: chi sapeva si dimetta

Il caso dell'acqua "malata" nel Pordenonese. Zullo e Stefanoni: la Regione e il Comune stanzino fondi per risolvere i problemi

PORDENONE. «Tutti sapevano, ma tutti sono stati zitti: non si gioca sulla salute dei cittadini, non si ignorano i più basilari principi di trasparenza, che dovrebbero stare alla base dell’azione politica di ogni ordine e grado».

A scandirlo il Movimento 5 stelle che chiede, a chi sapeva, di dimettersi. «Come potranno ora i pordenonesi fidarsi di quel che bevono? Dov’è stato finora il Comune di Pordenone? E il vicepresidente della Regione, pordenonese anch’esso, Sergio Bolzonello? E l’assessore regionale alla Salute Maria Sandra Telesca?» rilanciano i pentastellati.

Marco Zullo, europarlamentare del Movimento Cinque Stelle, e Samuele Stefanoni, capogruppo pentastellato in consiglio comunale a Pordenone, intervengono sul caso, taciuto per più di un anno, dell’inquinamento dell’acqua dell’acquedotto di Pordenone emerso dopo la convocazione della Quarta commissione consigliare regionale che ha trattato l’argomento.

«Il tema dell’acqua pubblica è uno degli elementi cardine del movimento – spiega Stefanoni – e del nostro progetto politico per Pordenone. Noi siamo per incentivare l’uso dell’acqua pubblica, ma partendo dal presupposto, oggi disatteso, che sia innanzitutto sana».

«E’ sconvolgente la mancanza di trasparenza delle istituzioni – sostiene Marco Zullo – che non hanno dato comunicazione della reale situazione delle nostre acque, e della lentezza con cui stanno affrontando un problema gravissimo che si trascina dal 21 luglio 2015».

A ottobre, quasi un anno fa, si è costituito il gruppo tecnico per la tutela salute rischi ambientali il quale ha evidenziato delle criticità: è questo organismo che deve assicurare se l’acqua fa bene o male, ricordano i pentastellati.

«Gli interventi da mettere in atto sono non banali – ribadiscono gli esponenti Cinque Stelle –: bisogna agire subito e la Regione deve immediatamente stanziare dei fondi per un progetto di risanamento. In questa situazione, anche il Comune, socio di maggioranza di Hydrogea deve fare la sua parte e non considerare la società idrica soltanto come un parcheggio di poltrone per i propri amici».

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